Amministrative 2018, la riflessione di Elio Conti Nibali: “Benvenuta l’antipolitica se serve a mantenere gli impegni”

Di politica e di antipolitica si parla ogni giorni e a pochi mesi dalle amministrative si sta facendo strada anche il concetto, neanche troppo nuovo, di “civismo“, etichetta dai contorni vaghi e su cui ancora le forze politiche non si sono davvero confrontate. A riguardo prende la parole Elio Conti Nibali che ha voluto condividere la sua riflessione rispetto allo scenario politico che si sta attualmente formando in città. Di seguito la nota integrale.

“La strada che tanti pare vogliano seguire a Messina per salvare il salvabile è il richiamo al “civismo”, unito all’espediente di nascondere i simboli dei partiti, cercando infine una grande intesa che eviti il trionfo dell’antipolitica. Tentativo di difesa di un mondo che si vede assediato e teme che il fortino crolli, tentativo che però, per quello che può valere il mio giudizio, convince poco. Per alcuni semplici motivi: il più importante è che si vorrebbe liquidare con il termine “antipolitica” una risposta invece forte dei cittadini/elettori a decenni di cattiva amministrazione, di mancanza assoluta di progetti e di visione, di assenza di capacità di lettura del disagio sociale e del disastro causato dalla progressiva emarginazione dei nostri territori da ogni ipotesi di sviluppo. Una crisi che va oltre gli aspetti esclusivamente economici, ma che interroga anche sulla mancanza di una convinta ricerca di valori comuni che possano fare da collante per una comunità che abbia voglia di riemergere. Tornando alla questione, quale sarebbe la politica che si vorrebbe contrapporre all’antipolitica? Quella degli accordi tra gruppi, dei caminetti privi di brace ardente che si riuniscono a Palermo o a Roma per sancire pesi e contrappesi dei gruppi di potere, delle cordate e delle listarelle, con i simboli dei partiti camuffati perché ormai impresentabili? Insomma, una politica che dicono sia “vera” e che altro non è invece che un “tutti insieme appassionatamente col trucco”, sperando che i cittadini si confondano e che lo specchietto per le allodole che si va cercando sia abbastanza attraente. Peraltro, liquidare con atteggiamento altezzoso come “esperienze negative” momenti invece di grande risposta popolare, genuina, intergenerazionale, densa di speranza di cambiamento e’ una lettura miope, figlia di un mondo chiuso che spera di conservarsi rifiutando di capire. Un’onda lunga che, qualcuno forse lo minimizza, ha portato venti giorni fa la metà dei messinesi a scegliere di voltare pagina, anche se qualcuno si ostina a tentare di banalizzare. Onda lunga che già cinque anni fa a Messina ha colpito duro. Se poi più di una delusione si è generata, non è stato certamente perché ci si è ricreduti sulla necessità del cambiamento. Le delusioni, parlo per me ma immagino anche per qualcun altro, sono state la conseguenza delle timidezze che non hanno consentito di andare fino in fondo per far saltare davvero il “banco”, soprattutto rispetto all’apparato burocratico che soffoca questa Città. Avanti allora, benvenuta la buona “antipolitica” che, per parte sua, adesso non potrà più essere timida e dovrà evitare di commettere gli errori che possano frenare gli entusiasmi in chi ritrova invece oggi il gusto di votare. E si può farlo con cose semplici, innanzitutto mantenendo gli impegni che si prendono in campagna elettorale, disegnando una città che punti sulla sua identità e sulle sue enormi risorse per rilanciare il lavoro, dando speranze e non illusioni ai nostri ragazzi, senza bisogno che facciano la fila nelle segreterie elettorali e non raccontando che nel loro futuro ci possano essere solo le sturt up”.

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