Il calo di popolarità di Beppe Picciolo era già stato ravvisato quando i 10 mila voti per le regionali di novembre non erano serviti a farlo sedere per un’altra legislatura a Palazzo D’Orleans. Ma per il leader di Sicilia Futura a Messina lo smacco arriva anche in occasione delle politiche 2018. Una sconfitta che non rientra, evidentemente, soltanto nel clima generale di una disfatta del PD che, infatti, a Messina ha registrato l’esito migliore della Sicilia in termini sia di voti che di percentuali. La stessa sorte di Picciolo, infatti, è toccata a Fabio D’amore, candidato all’uninominale al senato, che non è riuscito comunque a competere con Grazia D’Angelo e Urania Papatheu registrando una vera e propria disfatta con quasi 68 mila voti di stacco dalla grillina e 40 mila dalla candidata FI. E a uscire, ancora, sconfitto anche Pippo Laccoto che, esattamente come Picciolo, ha perso a novembre e a anche alle politiche chiudendo una lunghissima storia politica.
A Picciolo e D’Amore una campagna elettorale che hanno condotto senza mollare per un attimo Pietro Navarra non è servita, comunque, ad assicurare ai due un posto in parlamento. Una campagna elettorale che, appunto, ha danneggiato due nomi importanti a Messina e convogliatori sempre di buoni numeri e ottimi risultati proprio perché si è associata a quella vecchia politica che, all’indomani delle elezioni, è stata quella che i più hanno scelto di osteggiare a sinistra e che ha raccolto successi soltanto per il centro destra. Adesso che Picciolo e D’Amore si sono confusi con la “squadra PD”, senza puntare sulle loro singolari personalità che calcano da anni la scena politica cittadina e provinciale, e che, forse, non sono state scelte dagli elettori proprio per aver puntanto sul traino sbagliato sia come nome che come partito, quale futuro si prospetta per i PDR? La stessa sorte è toccata ai candidati di Catania. A rimanere fuori, infatti, anche D’Agostino, recentemente passato al PD. PD che ha eletto, invece, a Catania anche Valeria Sudano, ex deputata insieme a Luca Sammartino che, capolista del davanti a Beppe Picciolo, è arrivata terza all’uninominale con il 12%.
Lontani da Palermo, fuori da Roma, e associati a un PD che non nutre a livello nazionale popolarità, il rischio è che il passaggio di Picciolo e D’Amore al PD sia costato non soltanto la sconfitta politica, ma forse anche la fine di un gruppo parlamentare che potrebbe non arrivare compatto nemmeno alle amministrative di giugno. Intanto i due hanno ringraziato gli elettori con una nota congiunta in cui definisco la politica che ha vinto la “fake news”. Scrivono: “Hanno vinto gli incantatori di serpenti, quelli dei “vaffa”, formati all’università del sacro blog e che quindi possono discutere di tutto perché i poveri e sfigati scienziati, quelli che sui libri e nei laboratori ci lavorano davvero, sono solo dei “raccomandati che non capiscono che stanno appoggiando un sistema comunque marcio e corrotto, un sistema che va cambiato perché fa tutto schifo”. Continuano promettendo di lasciar spazio “ai giovani e alle amiche ed agli amici di Sicilia Futura – aggiungono – ed a coloro che dimostreranno di avere forza e coraggio per riportare a navigare veloce il nostro veliero sul cui pennone sventolerà sempre il motto “Noi ci crediamo e non ci arrendiamo”. Ora lavoriamo al loro fianco senza rimpianti per un vero ricambio della classe politica facendo crescere i nostri ragazzi ed amici per un nuova e più grande avventura”. (Mar.Pa.)