Chiuso il processo scaturito dall’operazione Dominio, che a marzo dello scorso anno consentì di svelare i nuovi assetti del clan Mangialupi di Messina. Tredici le condanne comminate dal gup Monica Marino a carico di affiliati al clan: la più pesante delle pene, 16 anni e 2 mesi per associazione di stampo mafioso, è stata inflitta ad Alfredo Trovato, ritenuto tra i vertici del gruppo.
Il blitz della Guardi di Finanza portò alla luce gli investimenti imprenditoriali di Cosa Nostra a Messina. A reggere le fila dell’organizzazione sarebbe stato Domenico La Valle – titolare di un bar nel quartiere Gazzi, a ridosso dello stadio di calcio Celeste – che era stato coinvolto sin dagli anni ’80 in alcuni procedimenti penali che lo indicavano come imprenditore strettamente collegato ad esponenti della nota cosca Trovato-clan Mangialupi, anche se l’uomo a suo tempo non fu condannato per le ipotesi contestate. Per lui adesso arriva la condanna a 13 anni per associazione mafiosa.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la base del clan era, appunto, il bar La Valle vicino al Policlinico e a pochi metri dal distributore di carburante dove sarebbe stata custodita la cassa continua dell’organizzazione. Qui, in una botola, la Finanza lo scorso anno ha trovato oltre 140mila euro in contanti. Le indagini svelarono come i tentacoli della criminalità organizzata si erano estesi nel settore dei videoslot e delle scommesse grazie a società fittiziamente intestate a prestanome.
Il processo che si è svolto con la forma del rito abbreviato. Nel dettaglio oltre a La Valle e Trovato sono stati condannati per associazione mafiosa Paolo De Domenico a 9 anni; Francesco Laganà a 9 anni e 4 mesi; Salvatore Trovato a 9 anni e 6 mesi; Giovanni Megna a 4 anni e 8 mesi, reato riqualificato in concorso esterno. Per gli altri condanne a vario titolo per traffico di droga, estorsione, furti, rapine, e detenzione illegale di armi: Giancarlo Mercieca a 2 anni e otto mesi; Alberto Alleruzzo a 2 anni e 2 mesi; Carmelo Bombaci a 1 anno e 10 mesi; Domenico Galtieri a 1 anno; Davide Romeo a 2 anni; Santo Corridore a 4 anni e 8 mesi; e Giuseppe Luppino a 2 anni. Assoluzione per Grazia Megna, non luogo a procedere per Giuseppe Caleca.