La mancata approvazione da parte del Consiglio comunale del piano di riequilibrio ha senz’altro sconvolto il rapporto, già ostile nell’ultimo periodo, fra i consiglieri e l’amministrazione. All’indomani del voto in aula, però, le conseguenze della disapprovazione di una manovra che aveva ricevuto apprezzamenti nazionali da diversi comuni dell’ANCI, saranno pagate dai cittadini. Il piano di equilibrio era già stato approvato nel 2014 ma la proposta in gioco nelle ultime due settimane era di spalmare il debito in 20 anni. Il no, dipeso da 9 dei 18 consiglieri presenti ieri in aula, sui 40 totali del consiglio ha bloccato le trattative. Un “gesto efferato”, una “vergogna”, come lo ha definito la Giunta Accorinti che oggi ha incontrato la stampa per chiarire la posizione dell’Amministrazione e fare il punto sui conti di Messina. Si tratta di 87 milioni cui si aggiungono 60 milioni delle partecipate (30 per Messinambiente e 32 per l’Atm) e 100 milioni di debiti provenienti dalla finanza derivata, per cui il Comune di Messina aveva denunciato la banca Dexia qualche settimana fa, e di debito latente legato al contenzioso.
“Abbiamo costruito molte risorse per una città che abbiamo trovato con una situazione economica critica – ha detto Guido Signorino, Assessore allo Sviluppo Economico – Con il riequilibrio avremmo fatto di più. Da nuovi amministratori, quali saremo per i prossimi 5 anni, riproporremo questa manovra”. Concretamente verranno meno il piano delle assunzioni, la ricontrattualizzazione degli impiegati del comune, diversi servizi sociali, i contratti ATM e la possibilità di ampliare il parco auto, la manutenzione stradale e, ancora, fondi per la protezione civile. Nessuna ripercussione sui servizi già in fase di erogazione, ma una battuta d’arresto forte per le possibilità di sviluppo e di pianificazione progettuale per Messina. Rateizzando in vent’anni il debito il comune avrebbe avuto a disposizione 15 milioni l’anno, derivati dalla diminuzione di ciascuna rata, da poter reinvestire in servizi. “Ho passato la notte insonne – ha spiegato Gaetano Cacciola, Vicesindaco – e ho pensato di dovermi dimettere ma poi ho capito che a dimettersi dovrebbe essere questo consiglio e in maniera particolare la presidente che ieri, astenendosi, ha perso l’occasione di salvare la sua città. Dietro questo consiglio c’è una manovra politica esterna che muove le sue pedine in aula. Cosi è stato bloccato lo sviluppo nella nostra città. L’intento ormai è chiaro – ha continuato con un tono provato e particolarmente arrabbiato – ostacolare quanto abbiamo proposto, come è accaduto per Via Don Blasco, per il Porto e per l’isola pedonale”.
Il gesto della Giunta non ha voluto certamente allarmare la cittadinanza o gridare al rischio default, scongiurato già da tempo, come ha spiegato l’Assessore al Bilancio. “Sono a Messina da un anno e mi sarei aspettato di trovare maggiore consapevolezza da parte dei cittadini – ha detto Enzo Cuzzola – Qua ci si piange addosso mentre non si è capito il ruolo di una città leader grazie alle azioni di Signorino. Il piano in 10 anni si può gestire, ma noi cercavamo di fare qualcosa di più: far ripartire la città”. A riguardo l’Amministrazione non potrà più intervenire perché rimarrà il piano già approvato nel 2014. Questo rifiuto del consiglio, insieme al no per l’isola pedonale , però, è stato occasione per gli Assessori, per rilanciare comunque la campagna elettorale del gruppo che proverà a riapprovare la manovra nel caso di vittoria dopo le amministrative. “Aiutateci a cambiare il sistema andando a scavare dentro queste dinamiche – ha detto Cacciola – Venite in commissione dove perdiamo solo tempo. Noi siamo entrati liberi qua”.
E dure sono state anche le parole di Nina Santisi che ha puntato l’attenzione sull’importanza dei fondi per gli investimenti dedicati alle politiche sociali. “Siamo una squadra che ha avuto l’unico obiettivo di rilanciare la città – ha detto – Una scelta assurda quella del consiglio e a pagare prima di tutti saranno i cittadini vulnerabili, le fasce più fragili che non riceveranno servizi. Servizi che servivano a liberarli dal bisogno e non a renderli schiavi delle difficoltà. Ci è stato sempre puntato il dito, oggi, invece, il dito lo punto io contro una scelta che gioca sulla pelle dei più fragili. Soltanto una cosa: vergogna”.
Nel corso della giornata è intervenuto anche il Sindaco Renato Accorinti con un video messaggio da New York. (Mar.Pa.)