Ha puntato sul rapporto del mondo dei giovani con quello degli adulti Daniel Pennac, che questa mattina ha incontrato le scuole e i suoi fans alla Sala Sinopoli del Teatro Vittorio Emanuele durante la sua tournée con “Un amore esemplare” insieme alla fumettista Florence Cestac. Più che uno spettacolo un mix di letteratura, recitazione, lettura, traduzione e disegno che ha messo in scena con la regista Clara Bauer.
La sperimentazione teatrale racconta la storia di un amore lontano dalle convenienze sociali ma che si è consumato, per tutta la vita dei due protagonisti, Jean e Germaine, un uomo ricco e una donna povera, attorno all’amore reciproco per la letteratura, la poesia e l’arte. Pennac li ha incontrati quando aveva 8 anni, mantenendo con la coppia, vicina di casa, un legame di amicizia durato fino alla loro morte e ha reso omaggio a questa storia attraverso l’omonimo libro prima e con la pièce teatrale ora.
Durante l’incontro Pennac si è concentrato sul ruolo dell’educazione, parlando agli studenti del suo stesso legame con i banchi di scuola. “Alla vostra età ero intellettualmente del tutto inibito. – ha detto lo scrittore – Quando andavo a scuola non ero bravo e per i professori non avrei avuto futuro. Anche io la pensavo così dato che i miei voti non erano buoni. Ma un giorno ho incontrato un professore che mi ha detto che avevo una grande immaginazione e quella è diventata il mio futuro”.
Il messaggio pedagogico che ha voluto lanciare, quindi, è quello di non fare della scuola l’unico metro di paragone per il proprio futuro ma nel credere in sé stessi come forma di perseveranza decisiva in ogni percorso di studio e di vita. “Mi vivevo come un cretino perpetuo – ha continuato – Mi sentivo una nullità, provavo vergogna e quando ho cominciato a provare odio verso me e da lì tutto è cambiato e io sono cambiato”.
A rendere innovativo lo spettacolo proprio la presenza in scena di Florence Cestac. “Florence fa accadere le cose e disegna in presa diretta – ha detto la registra Clara Bauer“. A cambiare continuamente, infatti, proprio la scenografia che la disegnatrice cambia contestualmente allo svolgimento del racconto e che rappresenta la raffigurazione in fumetto di quanto accade in scena. “Un teatro senza teatro – ha continuato la regista – Non è la prima volta che avevo lavorato con Pennac, ma mettevano in scena soltanto delle storie. questa volta abbiamo voluto sperimentare lettura e disegno”. (Mar.Pa.)