L’inchiesta sull’Operazione Adranos ha coinvolto anche un assistente capo della Polizia del Commissariato di Adrano, Francesco Palana, originario di Terme Vigliatore. Per lui è scattata la custodia in carcere per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e divulgazione di segreti d’ufficio.
Secondo l’accusa, Francesco Palana, si approvvigionava di supefacenti da Salvatore Crimi, uomo di fiducia del boss Alfio Santangelo. Il 26 aprile del 2016 i colleghi della Squadra Mobile avevano arrestato Palana per il reato di trasporto e detenzione di sostanza stupefacente. L’uomo sottoposto a controllo mentre transitava con la propria autovettura al casello di San Gregorio dell’autostrada A/18 Catania Messina era stato trovato in possesso di 9,2 grammi di cocaina occultati all’interno di un cofanetto. Nei confronti di Francesco Palana era stata adottata la sospensione cautelare dal servizio. Adesso per lui si sono aperte le porte del carcere, dopo gli arresti domiciliari a Terme Vigliatore (in provincia di Messina). “Abbiamo eliminato una mela marcia”, ha commentato il procuratore Zuccaro in conferenza stampa. “Anche questo aspetto dimostra quanto è pronta la risposta delle istituzione”, gli ha fatto eco Antonio Salvago, dirigente della Squadra Mobile di Catania. Gli investigatori stanno verificando anche i rapporti tra criminale di Terme Vigliatore e il clan di Adrano.
L’INCHIESTA
Su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 33 persone.
Gli arrestati sono 29 (quattro sono riusciti a sfuggire all’arresto, due sono all’estero) e sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Santangelo), associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, estorsione, rapina, furto, ed altri reati contro il patrimonio, reati in materia di armi, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell’associazione di tipo mafioso denominata clan Santangelo “Taccuni” e al fine di agevolarne le attività illecite.
Dalle indagini, dal settembre del 2104 al settembre del 2106, è emerso che l’organizzazione Santangelo – Taccuni, capeggiata dal boss storico Alfio Santangelo, e la cosca avversa degli Scalisi, retta da Pietro Maccarrone, dopo anni di contrapposizione hanno raggiunto una intesa per la spartizione dei proventi del pizzo, specialmente nel mercato ortofrutticolo e in quello dell’ingrosso delle carni. Gli investigatori sono anche riusciti a filmare Santangelo che consegna alcuni doni a Maccarrone.
I componenti della cosca sarebbero stati gli autori, tra l’altro, di una estorsione al titolare di un’impresa di estrazione di materiale lavico attuata con minacce e colpi di arma da fuoco verso i beni dell’azienda, e di una rapina nell’abitazione di una donna a Santa Maria di Licodia. In quell’occasione i banditi colpirono alla testa il suo convivente per farsi dire dov’erano nascosti 480 mila euro.
Due degli indagati vennero inoltre arrestati dalla Polizia di Stato la notte di Natale del 2105 dopo che con un escavatore avevano divelto l’Atm della filiale di Santa Maria di Licodia del Banco Popolare Siciliano e tentato di appropriarsi dei circa 75 mila euro che conteneva.
Nel corso delle indagini sono sequestrati cocaina, hashish, marijuana, eroina, attrezzatura per la coltivazione di marijuana e armi. Le indagini eseguite dalla Squadra Mobile di Catania e dal Commissariato di P.S. di Adrano hanno consentito di delineare l’organigramma, decapitare i vertici e disarticolare i ranghi della cosca Santangelo operante in territorio di Adrano, alleata della famiglia catanese di Cosa nostra Santapaola-Ercolano.
I nomi degli arrestati:
- Alfio SANTANGELO, di 65 anni detto “Taccuni”;
- Antonino QUACECI di 48 anni, detto“Topo grigio”;
- Nino CRIMI, di 38 anni detto “ u ricuttaru”;
- Salvatore CRIMI, di 32 anni detto “Turi ‘u cani”;
- Gianni SANTANGELO, di 35 anni detto “Giannetto”;
- Antonino BULLA, di 35 anni detto “u picciriddu”;
- Giuseppe LA MELA, di 45 anni detto “Pippu Tarantella”;
- Antonino LA MELA, di 43anni detto “ Ninu Tarantella” ;
- Vincenzo BULLA di 24 anni;
- Rosario GALATI MASSARO, di 24 anni detto “spara frecce”;
- Nicola D’AGATE, di 29 anni;
- Nicolò TROVATO, di 28 anni detto “bulldozer” ;
- Maurizio PIGNATARO, di 41 anni detto “u sceriffu”;
- Nicolò ROSANO, di 38 anni detto“Pipituni”;
- Vincenzo ROSANO di 50 anni detto “Pipituni”;
- Francesco ROSANO, di 28 anni detto “Pipituni”;
- Salvatore SANGRIGOLI di 21 anni;
- Salvatore QUACECI di 26 anni;
- Marco RICCA di 28 anni;
- Andrea PALMIOTTI di 39 anni;
- Francesco PALANA di 45 anni;
- Ignazio VINCIGUERRA, di 53 anni detto “Gnaziu ‘a cascia”;
- Antonino FOTI, di 25 anni detto “Ninu ‘u sceccu”;
- Vincenzo NICOLOSI,di 29 anni detto “Bafacchia”;
- Alfredo PINZONE, di 54 anni;
- Nicola MANCUSO, di 36 anni;
- Biagio TROVATO,di 28 anni;
- Angelo PIGNATARO, di 30 anni;
- Luigi LEOCATA, di 48 anni.