di Gianfranco Pensavalli – I cronisti di tutto il mondo seguono le regole delle 5 W per informare. Partendo dal Who/ Chi… E non hanno obbligo di riservatezza, altrimenti si fan figli e figliastri.
Dunque, tre magistrati di Messina sono stati condannati a Reggio Calabria a rifondere le spese per un processo che non andava celebrato ai danni dell’avvocato Domenico Gangemi per robette collegate al valore nominale di 6000 lire, meno di tre euro odierni, per “traffico” di marche giudiziarie.
Insomma, magistrati che pagano per aver sbagliato. In vero, a sborsare circa 9000 euro sarà il Ministero della Giustizia.
Ma chi sono i tre magistrati e perché è stato invocato il diritto alla riservatezza da Palazzo Piacentini? Una è la sfortunata gip Mariangela Nastasi, alla quale è intitolata un’ aula del Palazzo di Giustizia. Ma ci sono anche coloro che avviarono l’azione penale, ovvero l’allora procuratore aggiunto Pino Siciliano, poi finito nella peste e condannato mesi fa – sempre a Reggio Calabria- a 4 anni per tentata concussione e tentata induzione indebita per fatti registratisi a Taormina.
Il pm titolare era Maria Pellegrino, oggi alla DDA.
A difendere l’avvocato Gangemi è stato il giovane figlio Alessandro. Che si accontenterà di quanto disposto senza richiedere i danni non patrimoniali. Poi adirà Strasburgo.