Respiro lungo per i Comuni indebitati, dopo l’approvazione della legge di Bilancio 2018 varata dal Governo Gentiloni e approvata in via ufficiale dai due rami del Parlamento. Tra le novità in vigore a partire dal 1° gennaio, anche l’estensione della durata massima dei piani di riequilibrio che passa da 10 a 20 anni. A Messina quindi si potrà rivedere il piano di riequilibrio, destinando più soldi ai servizi e meno ai debiti.
“E’ un grande risultato politico per l’Amministrazione Accorinti – sottolinea l’assessore Signorino – Il comma 494-bis della Legge di Bilancio 2018 accoglie un punto portato avanti con determinazione dalla nostra amministrazione: il percorso di riequilibrio finanziario dei Comuni non può essere rigidamente fissato nel tempo massimo di dieci anni, ma deve essere adattato alle reali necessità dei singoli Enti Locali e, a seconda dell’entità del debito, potrà variare da quattro a venti anni”.
Signorino rivendica la posizione da sempre sostenuta dall’amministrazione Accorinti, sulla quale è stato costruito il consenso anzitutto dell’ANCI, poi del Governo e infine del Parlamento.
“Bisogna fare ogni sforzo per pagare i debiti – continua l’assessore allo sviluppo economico e al piano strategico – Se però i debiti si sono accumulati in più decenni ci vuole lo stesso tempo anche per sanarli; altrimenti a pagare sarebbe l’intera cittadinanza con una riduzione eccessiva di servizi in un tempo troppo breve, soprattutto per le fasce più deboli. Abbiamo sempre detto che il riequilibrio deve essere equo. Adesso il testo unico degli enti locali (ancora una volta modificato su impulso dell’amministrazione Accorinti sul tema del risanamento finanziario) accoglie questo principio.”
La Legge di Bilancio prevede infatti che se i debiti dei Comuni sono eccessivi (superiori al 60% o al 100% delle spese correnti) il riequilibrio avvenga non in dieci, ma in quindici o venti anni.
Il Comune potrà quindi deliberare entro metà gennaio il ricorso a questa procedura e rivedere il piano.
Signorino dichiara anche che nel 2017 la situazione per il Comune di Messina è migliorata, “per il grande impegno dell’amministrazione, le transazioni stipulate o avviate, alcune positive evoluzioni sul fronte giudiziario e le vicende gestionali di Messinambiente”.
“La revisione del piano dovrà tener conto di questi fatti e riformulare uno strumento economicamente e socialmente più sostenibile – conclude l’economista – Questa necessità di sostenibilità sociale del riequilibrio finanziario è divenuta indispensabile dopo l’entrata in vigore delle nuove norme sui bilanci comunali (la cosiddetta “armonizzazione finanziaria”) che, proprio per prevenire il rischio dei dissesti, impongono una maggiore disciplina e vietano di finanziare spese con entrate che difficilmente vengono riscosse. Un padre di famiglia con la testa sulle spalle, se non è sicuro che un cliente lo pagherà, non compra un’auto di lusso fidandosi di soldi incerti. Allo stesso modo i Comuni sono adesso obbligati ad accantonare parti crescenti dell’attivo di bilancio per compensare il rischio delle mancate riscossioni e questo riduce ovviamente le spese. Nel passato questo comportamento assennato non è stato seguito e i bilanci hanno messo polvere sotto i tappeti, accumulando il pericoloso indebitamento che stiamo adesso gestendo. In questi anni abbiamo ricostruito l’equilibrio corrente, recuperato i deficit del 2012 e del 2013, rispettato il patto di stabilità e il pareggio di bilancio, ridotto di oltre 35 milioni (il 13% in meno dal 2012 al 2016) la spesa corrente. Tramite il piano di riequilibrio abbiamo contrastato gli sprechi (dai consumi elettrici ai fitti passivi) e avviato una maggiore equità, con misure di lotta all’evasione fiscale (il vero mezzo per rendere sani i bilanci) e di incrementi stabili delle entrate e programmato e avviato azioni credibili di alienazione degli immobili. Abbiamo realizzato con qualche difficoltà le entrate programmate nel piano di riequilibrio (compensando misure di tardiva applicazione con altre che hanno realizzato obiettivi in quantità superiore al previsto), accumulando le risorse che ci rendono possibile avviare i pagamenti anche se il vecchio piano non è stato esaminato dal Governo.
Adesso la legge, riconoscendo la correttezza di quanto da noi sostenuto, consente a tutti i Comuni in predissesto di costruire piani più dilazionati, compatibili coi nuovi obblighi di legge e soprattutto più sostenibili anche dal punto di vista sociale. In tal modo anche l’economia può ripartire con migliori prospettive. Soprattutto nel momento in cui l’azione amministrativa di questi anni giunge all’apertura dei cantieri storici facendo riavviare il ciclo degli investimenti pubblici in città. Si realizza il nostro obiettivo strategico: pagare i debiti, evitare il default del settore pubblico e il tracollo dell’economia privata, rilanciare investimenti e occupazione con interventi strutturali e infrastrutturali funzionali allo sviluppo della città. Avanti così”.