Il quadro di Borsellino lo ha staccato anche fisicamente dal suo ufficio a Palazzo Piacentini. Così dopo aver rivolto qualche settimana fa un grazie alla città, il sostituto procuratore Sebastiano Ardita ha voluto salutare oggi i colleghi, gli uomini delle forze dell’ordine, le persone che a vario titolo lo hanno accompagnato in questi 5 anni e mezzo di lavoro a Messina.
A prendere la parola nell’aula della Corte d’Assise il procuratore capo Maurizio De Lucia, che ha usato espressioni non scontate per sottolineare il valore di Ardita, da domani in forza alla Procura di Catania.
“Qui è stato un punto di riferimento per tutti, ma per me in particolare in questi 5 mesi della mia attività a Messina – ha detto De Lucia – Non stiamo parlando di un magistrato qualsiasi, ma di un magistrato di serie A. Perchè è vero che noi non siamo tutti uguali. Tutti fanno il proprio dovere, ma c’è poi chi fa il proprio dovere in maniera speciale: perchè ci sono qualità che alcuni hanno e altri no, e Sebastiano Ardita ha le qualità di un grande magistrato e di una grande persona”.
“Ne canto le lodi perchè è giusto – ha continuato De Lucia, che però ha aggiunto sarcastico – ma in verità sono un pò infastidito per questa partenza anticipata…siamo molto contenti per i catanesi, lo siamo meno per noi”.
Il saluto ad Ardita è stato occasione anche per sottolineare come la sua presenza ha lasciato il segno: “un impatto che non riguarda solo il palazzo di giustizia ma l’intera città. Ancora una volta si è dimostrato – ha concluso De Lucia – che i magistrati della città di Messina rispettano l’uso di un principio che sta scritto nella Costituzione, quello di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla Legge: non ci sono i poveri e i potenti, e il nostro dovere è quello di amministrare giustizia senza guardare in faccia nessuno. E’ un esempio che continueremo ad onorare”.
Ad augurare il meglio nel proseguimento dell’impegno a Catania anche il Procuratore Generale Vincenzo Barbaro: “Non è un saluto di circostanza, sono veramente dispiaciuto”.
“Ho ascoltato parole importanti che mi gratificano perchè vengono da chi ha ruoli istituzionali importanti – ha commentato Sebastiano Ardita – non credo di essere stato un magistrato diverso dagli altri, ho sempre improntato all’umiltà la mia azione e questo è l’unico pregio che mi riconosco”.
Ardita si è poi soffermato sul clima amichevole e sui rapporti umani che hanno caratterizzato la sua permanenza in una città in cui si è sentito davvero “accolto”. Una reciprocità che ha fatto della sua permanenza a Palazzo Piacentini un pezzo di storia della giustizia nello Stretto. (Palmira Mancuso)