di Palmira Mancuso – In queste ultime settimane l’abuso di parole come molestie, violenza e femminismo ha rischiato di far perdere il senso della grande fatica che da secoli, in tutte le parti del mondo, le donne compiono per vivere nella libertà che in molte società è appannaggio dei soli uomini.
Nel cercare riferimenti a donne che potessero esprimere un femminismo scevro dallo scimmiottare il modello maschile di gestione del potere, o livoroso fino a risolversi in quel triste strumento di rivalsa che in politica si è trasformato in “quote rosa”, l’ho cercato e trovato nell’arte, nella poesia, nella fotografia, in quelle espressioni della creatività dirompente e femminile che hanno mosso le vere rivoluzioni, dal personale al collettivo.
Ho pensato a Rosa Balistreri, a questa voce della Sicilia orgogliosa e vera. E la sua vita è una lotta per l’emancipazione, lei che ha vissuto anche il femminicidio della sorella Maria, uccisa dal marito che non aveva accettato quella separazione. In quegli anni non esisteva ancora questa parola, ma il dolore è lo stesso di sempre.
Ho pensato a questa donna nata a Licata in una famiglia povera e in una società che a 17 anni l’aveva fatta sposare con un uomo che lei stessa cercò di uccidere per poi costituirsi ai Carabinieri. L’ho immaginata carica di quella rabbia che l’ha fatta andare avanti, le ha messo la chitarra in mano dopo magari aver raccolto le lumache o spigolato i campi per mantenere la figlia, l’ho pensata in quelle sere in cui il peso della sua libertà era la solitudine e il desiderio di un amore da esprimere, quello che ti fa vutari e rivutari.
Ho pensato a quanto la liberazione sessuale sia la chiave di tutto, e lei lo sapeva benissimo. Lei che fu molestata pure dal prete che le diede lavoro come custode/sagrestana nella chiesa di Maria degli Agonizzanti, dove visse nel sottoscala con il fratello disabile Vincenzo.
E sul piano della liberazione sessuale la società di oggi è tornata indietro, senza dimenticare che l’educazione sentimentale e quella sessuale andrebbero di pari passo, e sarebbero l’unico antidoto alla violenza tra esseri umani.
Perchè non bisognerebbe drammatizzare un rifiuto, nè pensare che sia molestia ricevere un invito o un complimento audace (anche se non piace) perchè è possibile declinarlo senza pensare che qualcuno ci perseguiterà per questo. Così da lasciare che non sia la paura ad interferire sui rapporti sociali, che non sia il possesso a farci sentire appagati: e queste sono le sfide di un modello occidentale che attraversa non solo la questione femminile, perchè è per questa esigenza di “avere per essere” che la corruzione ha inquinato anche le manifestazioni più alte dell’intelligenza umana, dalla politica alla giustizia.
Lo sapeva bene anche Rosa Balistreri, che la lotta per la libertà, contro quella mentalità mafiosa che è anche quella del “marchiare” una donna che vive da sola, che sceglie un uomo, che esprime il desiderio di essere amata, che può dire no pure se ti ha parlato e sorriso per una intera serata, si può fare anche cantando. Perchè siamo donne.