di Gianfranco Pensavalli – Sono trascorsi sei anni dall’alluvione del 22 novembre 2011, che per miracolo ha provocato solo danni materiali alla città di Barcellona Pozzo di Gotto. La furia dell’acqua, che ha inondato le strade e le piazze del centro, ai margini del torrente Longano e del torrente Idria, non ha provocato morti e feriti gravi solo per una serie di coincidenze fortunate, come l’esondazione avvenuta nel primo pomeriggio di quel giorno di novembre, e la lungimiranza di chi, a Palazzo Longano, ha gestito l’emergenza, liberando la copertura del torrente Longano e disponendo l’immediata chiusura di tutte le scuole. Chissà quale sarebbe stato il bilancio di quell’alluvione, se tutto fosse avvenuto di notte o se non vi fossero state le giuste direttive da parte del sindaco del tempo Candeloro Nania e degli uffici tecnici, che hanno lanciato un allarme tempestivo per i residenti della zona.
Restano le ferite nella mente di chi ha vissuto quei momenti, con i fiumi che attraversavano le vie del città ed il fango che si accatastava per le strade e dentro le case, ma purtroppo anche quelle legate al rischio che possano ripetersi quelle scene, considerato che i tanti interventi a monte dell’abitato di Barcellona Pozzo di Gotto sono ancora rimasti sulla carta. La messa in sicurezza del greto del torrente Longano resta un nodo ancora da sciogliere per le amministrazioni che si sono succedute e che si succederanno alla guida della città, perchè i finanziamenti sono legati alla volontà politica del governo regionale. Il crollo del ponte sul Longano tra Calderà e Spinesante resta il simbolo di un’alluvione che nessuno potrà dimenticare, nemmeno quando la struttura sarà ricostruita, si spera a breve, considerato che questo obiettivo, che sembrava immediatamente raggiungibile, nel tempo è diventato quasi un miraggio. In pochi hanno capito che quella ferita, rappresentata simbolicamente da quel ponte crollato, andava rimarginata in tempi brevi, senza troppi indugi e con scelte mirate e decise.
Di quel giorno rimane ancora soprattutto la rabbia di chi ha dovuto ricostruire la propria attività commerciale senza alcun sostegno e di chi non è riuscito a ripartire, ma anche il senso di appartenenza alla propria città di tanti “angeli del fango”, ragazzi e persone che hanno subito dato il loro contributo per ripulire la città e per far rialzare Barcellona Pozzo di Gotto, dimostrando la caparbietà e la determinazione di un’intera comunità, che nonostante le difficoltà non si arrende mai. La comunità barcellonese.