Prende il via oggi per concludersi a fine novembre #30giorniNo#ConMe, campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere, presentata oggi dall’assessora alle Politiche Sociali e Pari Opportunità, Nina Santisi; dal presidente della Consulta comunale delle organizzazioni sociali, Nicola Bonanno; e da Maria Andaloro, ideatrice di Posto Occupato.
Il messaggio forte di #30giorniNo#ConMe – sottolinea Nina Santisi – è che esiste una filiera della violenza che va interrotta per evitarne le conseguenze in senso comunitario, in sinergia con istituzioni, società civile, cittadini e comunità. Il Comune e l’organismo della Consulta invitano pertanto ad una netta presa di coscienza sulla necessità di una battaglia collettiva per consentire il cambiamento del processo educativo e quindi culturale e sociale e ringraziano ‘Posto Occupato’ per la significativa attività di sensibilizzazione che svolge”.
La campagna è anche l’occasione per promuovere il 1522, numero attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno, accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale.
L’invito è anche a rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine, ai servizi sociali, ai centri antiviolenza, ai medici, all’ospedale tramite il codice rosa. Per aderire all’iniziativa, è sufficiente scaricare la locandina dal sito internet del Comune, dalla pagina http://www.comunemessina.gov.it/wp-content/uploads/LOCANDINA-EVENTO-ASSESSORATO-POL.SOCIALI-CONSULTA-COMUNALE-ORG.-SOCIALI-POSTO-OCCUPATO.jpg o ritirarla all’assessorato alle Politiche Sociali, a Palazzo Zanca (palazzetto interno, primo piano), stamparla a colori e collocarla su una sedia, una poltrona, una panchina, un sedile o in qualsiasi luogo dove una donna avrebbe voluto essere, ma che l’ultimo atto estremo di violenza fisica non le consentirà mai più di poterlo occupare.
Il “posto” indica la presenza assenza e il rischio che si corre nel sottovalutare e nel non riconoscere i primi segnali di violenza, di cui il femminicidio è solo l’ultimo atto estremo e irreversibile. Stereotipi, discriminazioni e pregiudizi sono di per sé forme di violenza che abilitano al bullismo fin dai primi anni di scuola, portano allo sfruttamento e agli abusi nel mondo del lavoro e alla violenza nelle relazioni con l’altro, se riconosciuto come diverso. A tutto ciò si aggiungono i fenomeni invisibili della violenza assistita dai minori, delle vittime di tratta e dell’omofobia.