TVE, si dimette il responsabile dell’ufficio ragioneria: Jervolino, “non stoppo nessuna copertura”

di Palmira Mancuso – Una cosa appare certa nel caos economico – finanziario del Teatro Vittorio Emanuele: qualcosa non torna sui bilanci. Come spiegare altrimenti le improvvise dimissioni odierne di uno dei pilastri dell’ufficio ragioneria dell’Ente, il responsabile finanziario Gaetano Cambria, l’uomo che, per intenderci, ha firmato la copertura finanziaria delle ultime stagioni.

E mentre pare che, senza averne titolo, il Sovrintendente Egidio Bernava sia pronto a garantire lui stesso le coperture necessarie all’avvio della stagione, continuano ad emergere dubbi sull’iter di approvazione del bilancio previsionale. A partire dal “giallo” della consegna dei plichi  alla Regione, con Salvatore Jervolino che sostiene di averli consegnati il 3 ottobre, cioè di fatto un giorno dopo la scadenza prevista per accedere ai fondi Fus.

Jervoino“Riguardo la pubblicazione nella gazzetta di una mail, indirizzata ai vertici del teatro ed al Procuratore della Corte dei conti, e non di una lettera, rimango basito – dichiara Jervolino –  comunque ribadisco che la copertura finanziaria deve essere data dal responsabile finanziario del teatro e che necessita di risorse effettivamente disponibili, come viene stabilito dalla stessa Corte dei Conti.

Non spetta a me “stoppare” la copertura finanziaria – continua l’ex commissario –  o fare o non fare la stagione, ma è bene ricordare a tutti gli organi del teatro che si amministrano e si controllano soldi pubblici. per questi motivi sono certo che la Corte dei Conti farà chiarezza sulle eventuali responsabilità da parte di Tutti”.

Jervolino,  che ha già preannunciato le dimissioni dall’incarico dopo che avrà portato a termine il reinquadramentto del personale a tempo indeterminato, rinvia dunque alla Corte dei Conti ogni responsabilità, ricordando i debiti che il teatro deve pagare per circa due milioni di euro, e che vi sono ” alcune entrate iscritte in bilancio non rispondenti alla realtà”, così come la gravità del fondo del trattamento di fine rapporto delle somme accantonate dai lavoratori del teatro che risulta vuoto di cassa,”anomalia già segnalata dal collegio dei revisori da me presieduto”.

Quale soluzione allora? Nessuno vorrebbe far chiudere il teatro: ma perchè non dire la verità, risanare i debiti, magari iniziare una stagione a gennaio. O c’è chi ha preso personali impegni economici a cui non può assolvere?

Il teatro è patrimonio comune, ed è triste vedere una mole di decreti ingiuntivi arrivati e in arrivo da parte delle compagnie non pagate da più di un anno. Non è quindi comprensibile l’ostinazione di chi vuol coprire eventuali errori altrui, senza forse sapere cosa rischia.

Lo sa bene Jervolino che, presentato come “il terrore” con “la scure in mano” ha già incassato lo scorso 13 ottobre un’archiviazione (prima dallo stesso pubblico ministero, poi in appello dal Gip) su una querela presentata dall’ex sovrintendente Saja, e che in 30 anni di carriera ha fatto “pulizia” in molte realtà commissariate. Basti pensare che da commissario all’Ipab di Giarre questo scomodo funzionario regionale ha fatto scaturire con le sue denunce lo scandalo affittopoli.

La realtà è che da un lato si fanno i conti con la presenza di 60 dipendenti a tempo indeterminato che, fermo restando i diritti  acquisiti e da salvaguardare, sono la pesante eredità di una politica che ha sempre usato gli enti pubblici come serbatoio di voti, dall’altra la necessità di dare dignità artistica al primo ente culturale della città.

L’unica via possibile resta uscire dai personalismi, non cercare alibi o scorciatoie, e affrontare con umiltà le responsabilità imposte dal ruolo per il quale alla fine del mese si viene pagati. Con soldi pubblici s’intende.

 

 

 

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