Repubblica-E.M. “Ho dato mandato di presentare il ricorso, vedremo cosa succederà al Cga, può essere pure che succeda un miracolo”: così esordisce Fabrizio Micari a Messina durante un incontro pubblico al Comune. Il candidato governatore del centrosinistra parla accanto ai due candidati, Tani Isaja e Massimo Simeone, inseriti all’ultimo momento nella lista Arcipelago guidata da Rosario Crocetta. Una lista presentata in ritardo e per questo finora esclusa. “Un infortunio”, così lo definisce il rettore dell’Università di Palermo, sul quale “ha ormai poco senso continuare a soffermarsi, le mie considerazioni politiche sono a prescindere: dobbiamo continuare a impegnarci come se nulla fosse successo, non andiamo più a guardare le cause, di certo non ci meritiamo di uscire di scena per questo. Il nostro impegno non finisce con le decisioni del Tar o del Cga“.
Sulle cause del pasticcio invece si sofferma Isaja, l’uomo additato da una parte del Pd come responsabile del ritardo: “A due ore dalla scadenza, il Pd e Crocetta hanno capito che era il caso di rafforzare la lista. Io, di concerto con Orlando da una parte e con Faraone dall’altra, ho pensato all’opportunità di trasferire la mia candidatura nella lista Micari”.
Questo incontro pubblico dovrebbe essere proprio l’occasione per ricomporre le spaccature dopo il disastro lista. Un incontro presentato da Giacomo D’Arrigo, direttore di Agenzia giovani, e al quale Micari si presenta con molto ritardo. Prima di lui interviene perciò Isaja, vice presidente del Pd provinciale, che all’ultimo minuto avrebbe inserito il suo nome nella lista Micari, mentre la sua presenza era stata prevista nella lista dem, perfino votata dalla direzione del partito settimane prima. Un colpo di scena che ha agitato i presentatori della lista Micari e del Pd, suscitando sospetti, veleni e accuse incrociate.
Isaja sottolinea che aveva annunciato il cambio di programma a Paolo Starvaggi, presidente provinciale del Pd, almeno 48 ore prima: “È vero che 48 ore non sono un tempo ottimale, ma tutto è avvenuto di concerto con i vertici regionali del partito”. Di certo la circostanza ha provocato il caos nell’aula del tribunale a pochi minuti dalla chiusura dell’Ufficio elettorale e nelle prissime settimane non mancherà di alimentare tensioni interne al Partito democratico di Messina. “Il passaggio alla lista Micari è stato
fatto su richiesta del segretario regionale”, conferma D’Arrigo, che lancia un appello “a dire ai propri amici: venite e sostenete Micari”. E indirizza un messaggio agli avversari: “In questa provincia vogliamo esserci, senza imporre nulla ma senza farci imporre nulla. Se qualcuno immagina un partito da scalare sul quale lanciare un’Opa, si sbaglia. Non permetteremo che il Pd a Messina abbia un padrone. Questo il senso delle candidature messe in campo”.