di Palmira Mancuso – Bilanci approvati, ma all’ex Commissario Jervolino i conti non tornano, e prima di lasciare Messina, con dimissioni inevitabili vista l’assoluta non condivisione della prospettiva di un teatro dove l’unica crescita sarebbe quella del debito, ha denunciato dubbi e anomalie.
Il componente del Consiglio di Ammistrazione ha infatti trasmesso qualche giorno fa una dettagliata relazione sul bilancio approvato “in via amministrativa” dalla Regione, alla procura della Corte dei conti, alla sezione di controllo enti pubblici, al servizio vigilanza ispettivo bilancio, al dipartimento turismo, al dipartimento bilancio.
Un documento che potrebbe cambiare le sorti di una stagione che i vertici dell’ Ente annunciano sulla Gazzetta del Sud di poter presentare già alla fine di questa settimana.
Ma quali sono queste anomalie che hanno portato Jervolino a mettersi “contro” quella “normalizzazione” attuata a tutti i costi dal Presidente Fiorino e dal Sovrintendente Bernava?
La prima riguarderebbe l’approvazione di un bilancio che nessuno ha visto: Jervolino ribadisce infatti di non aver ricevuto il bilancio di previsione 2017/19 prima della convocazione del CDA stabilita dal Presidente dell’ente nè il giorno in cui si è svolto il CDA (l 2 ottobre 2017). Una motivazione che è bastata a lui per astenersi dal voto, che invece è stato espresso in maniera favorevole dagli atri due.
E sul bilancio giunto tra le sue mani il 5 ottobre, ci sarebbero alcune partite contabili “sospette”. Una su tutte il contributo ordinario del comune (100 mila euro annui) che da almeno tre anni Palazzo Zanca non eroga e che trova posto nel previsionale, così come il contributo Furs della regione siciliana, e addirittura dai proventi da vendita di botteghino e abbonamenti (per il 2017 per una cifra di 775 mila euro, per poi aumentare a 880 nel 2018 e 820 mila nel 2019): entrate ritenute sovrastimate dal consigliere, anche in riferimento al disavanzo con cui è stato chiuso il 2016.
Nel bilancio approvato compaiono anche 315.500 euro per l’assunzione di personale a tempo determinato, per intenderci l’orchestra. Jervolino ricorda ai giudici che “è vietato qualsiasi tipo di assunzione di personale se non con concorsi pubblici e selettivi, che il teatro per la sua drammatica situazione finanziaria non è in grado di fare”. Senza dimenticare che ad oggi non esiste una pianta organica del personale.
“Io non posso avvallare l’ipotesi di contrarre altri debiti, di programmare una stagione da 1 milione e 300 mila euro, sapendo che da più di un anno non paga le compagnie teatrali che anno lavorato presso l’Ente- spiega Jervolino – e che al 31 dicembre 2017 rimangono da pagare circa due milioni di debiti, esclusi stipendi e oneri contributivi e tredicesime del personale a tempo indeterminato. Temo che tra due anni il Teatro è destinato a chiudere, se non si pensa ad una seria azione di risanamento”.