Devono rispondere dell’accusa di estorsione due esponenti di una delle più note famiglie della mafia nebroidea Antonino e Sebastiano Bontempo Scavo, padre e figio appartenenti alla famiglia dei tortoriciani che faceva capo al patriarca Cesare Bontempo Scavo.
Il primo si era rivolto a due imprenditori di Castell’Umberto, due fratelli, che da poco avevano aperto un’impresa a Mirto. Un’attività di agricoltura biologica e commercio di mangimi e cereali, nel quale Antonino voleva fosse assunto il figlio, oltre ad ottenere dai due fratelli somme di denaro. Dopo più di un anno e mezzo di indagini, condotte, dal gennaio 2016, anche attraverso intercettazioni, i Carabinieri di Sant’Agata di Militello, su richiesta della Dda di Messina.
Intimidazioni ripetute nel tempo nei confronti di due fratelli di Castell’Umberto, impegnati nel settore dell’agricoltura biologica e nel commercio di mangimi e cereali. Padre e figlio, forti dell’appartenenza alla storica famiglia mafiosa provavano un’influenza sull’economia locale attraverso ripetute pressioni per potere avere, tra le altre cose, somme di denaro.
I due fratelli commercianti di Castell’Umberto avevano da poco aperto un nuovo punto vendita nel comune di Mirto (ME), quando, Antonino Bontempo Scavo, si è presentato in negozio, “chiedendo” l’assunzione del figlio Sebastiano presso una delle loro imprese. A distanza di qualche tempo il figlio è tornato nel locale, pretendendo dai commercianti di essere assunto. Nel contempo, in diverse occasioni, gli indagati hanno prelevato della merce presso l’attività commerciale senza pagare quanto dovuto.
Continuava ad esercitare influenza sul territorio nonostante i precedenti, Bontempo Scavo padre, infatti, era rimasto coinvolto nell’ambito della nota operazione Mare Nostrum che ha falciato la mafia tirrenica del Messinese, ed è stato condannato dalla Corte di Assise di Appello di Messina a 13 anni e 6 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso ed altro. E proprio nel territorio di Mirto era rimasto coinvolto in un agguato di stampo mafioso, nel quale era rimasto ucciso un sodale del gruppo criminale.