L’ex Ministro Claudio Scajola si sottoporrà alle domande del Pm antimafia Giuseppe Lombardo e a quelle dei difensori.
Il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Natina Pratticò con a latere Arianna Raffa e Stefania Rachele, ha infatti fissato per il 20 settembre l’esame dell’imputato.
Il calendario delle attività dibattimentali del processo “Breakfast” è stato reso noto ieri al termine della lunga udienza celebrata in riva allo Stretto.
Alla sbarra oltre all’ex ministro dello Sviluppo Economico ci sono la messinese Chiara Rizzo, ex moglie dell’esponente di Forza Italia, Amadeo Matacena, la segretaria dei coniugi Rizzo-Matacena, Maria Grazia Fiordalisi, e Martino Politi ritenuto il “factotum” dell’armatore reggino.
Scajola, in concorso con gli altri imputati, è accusato dalla Dda guidata da Federico Cafiero De Raho di aver avuto un ruolo nel tentativo di latitanza di Amedeo Matecena, l’ex parlamentare nato e cresciuto fra le fila del centrodestra, condannato in via definitiva a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente latitante a Dubai.
Ieri è toccato alla segretaria Fiordelisi, difesa dal legale Cristina Dello Siesto, sottoporsi all’esame condotto dal sostituto procuratore antimafia Giuseppe Lombardo. Un’udienza “fiume”, , in cui non si è riuscito ad esaurire il tema delle domande formulate dall’accusa e che è stata rinviata al 13 settembre.
Maria Grazia Fiordelisi, originaria di Lauria, in provincia di Potenza, vive da tempo a Sanremo. Da anni lavorava come segretaria per l’ex parlamentare del Pdl e la moglie. Per il gip del Tribunale di Reggio Calabria Olga Tarzia, che ordinò gli arresti domiciliari nei suoi confronti, ormai più di tre anni fa, la segretaria di Matacena «è detentrice di ogni informazione, impegnata nelle movimentazioni economiche e persona a cui si rivolge sistematicamente, senza necessità di spiegazioni, Chiara Rizzo, evidentemente delegata dal marito».
La Fiordalisi è accusata inoltre, di aver tentato di “salvaguardare” il grande patrimonio dei coniugi Rizzo-Matacena da un’eventuale procedura di misure di prevenzione patrimoniali. Anche per lei, come per tutti gli altri imputati, le accuse contestate dall’Antimafia sono aggravate dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. Rizzo, Politi, Scajola e Fiordelisi poi sono accusati di aver messo in piedi un tentativo per favorire la latitanza dell’ex esponente di FI.
In particolare per la Dda Scajola, insieme agli altri imputati del processo “Breakfast”, avrebbe programmato il suo spostamento dagli Emirati Arabi in Libano, precisamente a Beirut.
Un tentativo che non si concretizzò mai, ma che è costato per tutti un’ordinanza di custodia cautelare. Adesso quindi il processo “Breakfast” subisce lo stop della pausa estiva. La prossima udienza, quella appunto del 13 settembre, sarà dedicata interamente all’esame e al controesame della segretaria Fiordelisi, mentre il 20 si registrerà in aula quello di Claudio Scajola, difeso dai legali Giorgio Perroni, Elisabetta Buisito e Patrizia Morello. (@G.Pensavalli)