Il Tribunale di Milano si è espresso sul ricorso presentato da Monsignor Calogero La Piana, accusato quando era arcivescovo di Messina, di aver beneficiato di una eredità segreta. A darne notizia La Stampa, in un articolo di Paolo Petrini che di seguito riportiamo.
“Inizia a chiarirsi la vicenda che ha interessato monsignor Calogero La Piana quando era arcivescovo di Messina. Il prelato ha presentato un ricorso urgente al Tribunale di Milano contro l’autore, il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi, e l’editore Feltrinelli, del volume “Lussuria” per ottenere il riconoscimento del proprio diritto di replica con l’aggiunta di note che dessero evidenza ai documenti prodotti. Fittipaldi aveva scritto che un medico collaboratore della Curia messinese avrebbe dato un’eredità rimasta segreta a monsignor La Piana al contempo nominandolo esecutore testamentario per alcuni lasciti di beneficienza, a motivo di una relazione omosessuale che sarebbe intercorsa tra i due. E scriveva pure che l’arcivescovo avrebbe atteso due anni e mezzo prima di provvedere a eseguire i lasciti.
La causa è stata decisa dallo stesso Presidente della I sezione del Tribunale ambrosiano, Paola Gandolfi, che ha rigettato il ricorso «per carenza del requisito» del danno imminente in quanto la pubblicazione della seconda edizione del libro di Fittipaldi non è «programmata in tempi certi» ma segnalando che «naturalmente nulla impedisce che la richiesta venga reiterata ove la situazione di fatto fosse modificata».
Il Tribunale ha, infatti, riconosciuto in punto di diritto le ragioni del ricorso. Il provvedimento ha ritenuto «ingiustificato» l’inserimento delle vicende nel capitolo «denominato “La lobby gayˮ, non risultando alcuna attività lobbistica o in qualche modo associativa imputata a mons. La Piana», ed ha riconosciuto che «la scelta appare dettata più da una volontà scandalistica, priva di pertinenza, che alla denuncia di quello che il giornalista ritiene sia stato un grave caso di appropriazione indebita».
Anche con riferimento alla presunta appropriazione indebita, il Tribunale ha sottolineato che «sui tempi di attribuzione dei fondi ai legatari, quindi, nessuna responsabilità può essere addossata a mons. La Piana, contrariamente a quanto fa intendere Fittipaldi, accostando la notizia vera della tempistica a quella della loro coincidenza con il trasferimento del ricorrente, ormai dimissionario, a Roma».
Nel procedimento cautelare è stato depositato l’atto con il quale, nello stesso giorno in cui ha accettato la nomina ad esecutore testamentario, l’arcivescovo La Piana si è fatto sostituire dall’avvocato A. Vermiglio che ha curato l’esecuzione del testamento, rendicontando periodicamente al Presidente del Tribunale di Messina.
Nel libro “Lussuriaˮ venivano riportate le voci dei «malpensanti» che avevano accusato l’arcivescovo di «tenere per sé casa e gioielli» e di aver tardato la esecuzione dei legati in favore di Medici senza Frontiere, la Casa generale delle Suore Missionarie di Calcuttaˮe i Missionari carmelitani, tenendo segreta l’eredità.
A questo proposito, nel provvedimento si legge che «il testamento, pubblicato dal Notaio, non è stato circondato da una particolare segretezza e comunque doveva essere noto in Curia, in relazione alla carica ricoperta da uno dei testimoni alla sua pubblicazione».
A conclusione dell’inventario, l’avvocato Vermiglio ha dato corso ai legati e il 9 dicembre 2015 monsignor La Piana ha donato all’arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela la proprietà di tutti i beni, mobili e immobili, «allo stesso pervenuti in dipendenza della successione in morte dal dottor Bertolami Antonio Guido Gennaro», per anni medico curante della Curia e di ordini religiosi della zona.
La vicenda, dunque, inizia a chiarirsi, anche se per il definitivo accertamento della verità dei fatti occorrerà attendere il processo di merito che, secondo quanto ha dichiarato l’arcivescovo La Piana, sarà introdotto a breve.