L’intendimento dell’Acr Messina di voler giocare l’anno prossimo le gare casalinghe allo stadio “Giovanni Celeste” e di sviluppare un progetto di ristrutturazione e riqualificazione per il quale è stato richiesto il conferimento della gestione pluriennale dell’impianto, secondo la Dirigenza societaria costituisce un elemento fondamentale per riuscire a creare e mantenere nel tempo le condizioni affinchè la massima espressione calcistica cittadina possa reggere e magari raggiungere categorie superiori.
In questa prospettiva appare giusto supportare l’operato della Società, sempre che il progetto presentato venga reputato effettivamente valido e sia incardinato in un procedimento che trovi adeguata efficacia attraverso una convenzione equa e ben bilanciata tra proprietario e gestore.
Proprio in riferimento al Celeste due anni fa, su proposta del consigliere Santi Interdonato, il Consiglio della Terza Circoscrizione aveva esitato la deliberazione n. 2 del 12 gennaio 2015 con cui chiaramente si indicava l’opportunità di concedere in gestione pluriennale l’impianto sportivo sulla base di uno specifico piano di sviluppo superando la strategia di impiego fondata sul conferimento in comodato con validità annuale, che non rappresenta una formula idonea per la valorizzazione ed il miglioramento strutturale.
L’obiettivo dichiarato della delibera circoscrizionale era quello di far si che attraverso l’attività di un soggetto gestore individuato con procedura ad evidenza pubblica si potesse consentire la più ampia fruizione del campo sportivo comunale alle squadre di calcio cittadine impegnate nei campionati dilettantistici.
È evidente che l’impostazione attraverso cui si intende legare le sorti del Celeste all’Acr Messina, del corrente corso dirigenziale sono differenti ma, come già affermato, condivisibili trattandosi della prima squadra della città costituente patrimonio di tutti i tifosi ed appassionati.
Tuttavia, a fronte delle nuove idee aventi per oggetto il Celeste, appare più che opportuno formulare senza giri di parole una domanda: quale sarà il destino dello stadio S. Filippo, da poco tempo ribattezzato “Franco Scoglio”?
È quanto si chiedono i consiglieri circoscrizionali di “Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista”, Santi Interdonato, Antonino Sciutteri, Andrea Aliotta e Giampiero Terranova, i quali mettono in evidenza come fin da questa fase in cui tutte le attenzioni sono proiettate sul progetto Celeste, l’Amministrazione Comunale abbia l’obbligo di individuare una chiara strategia di impiego anche per il “S. Filippo – Franco Scoglio”.
Si reputa infatti che l’importante struttura non possa essere declassata a semplice campo di allenamento da parte dell’Acr Messina ovvero finire con l’essere messo a disposizione di squadre provenienti da altri territori in cerca di un impianto idoneo per affrontare il proprio campionato (vedasi la richiesta presentata la scorsa settimana dalla Leonzio, società proveniente da Lentini comune del catanese).
Non può considerarsi soddisfacente nemmeno il fatto che lo stadio venga usato per ospitare i concerti, senza dubbio attività positiva sotto tutti gli aspetti, ma sporadica nel tempo.
Al S. Filippo – Franco Scoglio si deve continuare a fare calcio e se non si disputeranno le partite della prima squadra della città è giusto che si creino i presupposti per fare in modo che l’impianto venga messo a disposizione della restante parte del calcio messinese costituito da tutta una serie di associazioni sportive impegnate nei campionati dilettantistici minori, alle quali occorre ricordarlo, qualche anno addietro è venuto a mancare il campo comunale di Galati Marina travolto dalle mareggiate e mai dal Comune effettivamente rimpiazzato.
Secondo i quattro consiglieri circoscrizionali il pericolo all’orizzonte è che se non regolarmente impiegato il S. Filippo – Franco Scoglio, costituente un pezzo importante del patrimonio comunale, possa finire in uno stato di sostanziale abbandono.
Si tratta, invece, di una risorsa che va messa a disposizione della città attraverso l’individuazione di procedure amministrative efficaci e sostenibili.
Forse anche in questo caso si può pensare ad un conferimento in gestione pluriennale attraverso una procedura ad evidenza pubblica che premi il miglior progetto possibile.