Signorino sul G7: “tutto in caciara, ma il gesto di Accorinti va molto oltre”

Dopo il G7 prende la parola l’assessore Guido Signorino, con una riflessione politica che vuole anche essere una difesa del gesto del sindaco Renato Accorinti, che per i messinesi continua ad essere l’evento più discusso del summit appena concluso.

“Occorre partire dall’affermazione di “punti fermi” iniziali invalicabili: il riconoscimento dei diritti accorinti_g7umani e delle libertà fondamentali, il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, la salvaguardia dell’ecosistema e l’affermazione dei “diritti della terra”, la cooperazione internazionale come strumento di promozione delle condizioni di vita dell’umanità, la “destinazione universale” delle risorse di base (acqua, cibo, conoscenza) per la vita e la crescita dei popoli e degli individui.
È questo ciò che Renato Accorinti ha chiesto in maniera eclatante coi suoi gesti nella riunione di Taormina. Ritengo si tratti di questioni politiche di altissima rilevanza –  e di grande spessore – dichiara Signorino – da discutere nei contenuti e non nella forma, uscendo da preconcetti o da strumentali visioni riduzionistiche che cercano stupidamente di “gettare in caciara” ogni occasione di riflessione seria e profonda. Su questi contenuti la città che vuole davvero costruire è chiamata a confrontarsi, anche in vista del prossimo G7 sulle pari opportunità che si svolgerà nuovamente a Taormina in novembre, per portare un contributo costruttivo e propositivo adeguato alle sfide e al reale contesto attuale”.

g7_cumbre“A Taormina si è svolto il raduno delle sette ex “potenze industriali” – scrive Signorino –  Un ristretto club che rappresenta una elevata (ma sempre meno incidente) percentuale del PIL mondiale e una minore (e sempre più ridotta) percentuale della popolazione planetaria. I cosiddetti “potenti” del mondo affrontano questioni di rilievo per il coordinamento delle politiche internazionali, definendo intese che (concepite al di fuori dei contesti multilaterali istituzionali dotati di legittimità e regole di rappresentanza, quali l’ONU) incidono poi pesantemente sulle sorti del resto del pianeta.
Il G7 si costituisce per un processo di “autoselezione” (o auto-elezione) basato sul censo e su una deriva storica ormai non più rispondente al vero: un tempo questi Paesi erano i sette più industrializzati al mondo, oggi la produzione manifatturiera di Cina, Brasile e India supera in valore assoluto quella di molti inclusi nel G7 e l’incidenza sul PIL mondiale della Cina si avvia a superare quella degli USA.

Queste riunioni, nate di fatto per costituire una sorta di “direttorio” mondiale che si sostituisse all’Organizzazione delle Nazioni Unite e alle sue Agenzie come sede decisionale sulle questioni di politica e di economia internazionale, sono destinate nella logica di potere che rappresentano, a un esito perdente.
In un mondo attraversato da tensioni economiche su cui si innesta la costruzione di strumentali quanto pretestuosi e infondati conflitti di tipo etnico, culturale, religioso, l’arroccata difesa di privilegi in evidente erosione è antistorica, pericolosa e alla lunga perdente.

L’unico sensato contributo politico alla costruzione di un vero equilibrio mondiale (non al mantenimento degli attuali inaccettabili squilibri) sarebbe quello dell’autoriduzione: uscire dalla logica dei blocchi per accogliere la logica del multilateralismo.

Se i presunti “grandi” del G7 vogliono davvero costruire una condizione stabile di pace ed equità devono sciogliere la loro presunta e autoreferenziale condizione di supremazia in un approccio multilaterale, regionalistico e sussidiario che potenzi il ruolo delle istituzioni internazionali dotate di rappresentanza”

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