Ci sono dieci indagati per l’inchiesta sul fallimento della Sogas, la società di gestione dell’aeroporto di Reggio Calabria, dichiarata fallita nel novembre scorso, a seguito dell’istanza presentata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Sara Amerio.
Si tratta dell’ex presidente Carlo Alberto Porcino, del suo vice Vincenzo Calarco, dell’ex capo di gabinetto dell’allora sindaco Giuseppe Scopelliti, Antonio Barrile e dell’ex consigliere provinciale Luca Maio, già finito in carcere nell’ambito dell’operazione Euroscuola che ha fatto scoprire l’esistenza di due istituti scolastici totalmente abusivi a Locri.
Ma avvisi di garanzia sono arrivati anche ai 5 revisori dei conti del collegio sindacale di Sogas Renato Antonelli, Giancarlo Filocamo, Giorgio Chiaula, Domenico Pensabene e Antonio Parente. Per tutti quanti l’accusa è di aver alterato il bilancio della società, cristallizzata nella contestazione di false comunicazioni sociali.
Un reato cui per Porcino si aggiunge l’”omesso versamento di ritenute dovute o certificate”, perché “non versava entro il termine previsto ritenute risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti e pari a 389.710,26 euro”.
Una colossale evasione, insomma. Motivo di tali condotte, ipotizza la procura, la determinazione di dirigenti e revisori a mantenere incarichi (e lauti stipendi) in barba ad una societàche almeno dal 2011 risulta in rosso.
Al centro dell’indagine del pm Amerio ci sono i bilanci di Sogas del 2011, 2012 e 2013, alterati secondo le accuse appostando previsioni di entrata irrealizzabili o inesistenti, in modo da compensare le perdite.
Un “metodo” non dissimile da quello sperimentato al Comune di Reggio Calabria, quando a reggere l’ufficio Finanze e Tributi era la dirigente Orsola Fallara, e finito al centro dell’omonima inchiesta conclusasi con la condanna dell’ex sindaco Scopelliti e dei revisori dei conti. (@Gianfranco Pensavalli)