L’agguato a Giuseppe Antoci, il presidente dell’Ente parco dei Nebrodi, del 18 maggio scorso avrebbe creato forti attriti tra le cosche dei Nebrodi e i santapaoliani di confine. E salta fuori, da numerose intercettazioni ambientali che sono in possesso della procura di Catania, che c’è chi sta cercando i “cani sciolti” che hanno provato a usare pure una molotov e che hanno finito per mettere in piedi una reazione mai vista dello Stato. A danno di affari di ogni tipo che ora sono compromessi dall’assillante pressione di almeno due Procure.
In più, c’è un dossier – recapitato anche alla procura di Termini Imerese- che sembra compilato da un addetto ai lavori. Livoroso con il vice questore aggiunto Daniele Manganaro che dirige il commissariato di Sant’Agata di Militello, al quale viene imputato un carrierismo sospetto. Già visto e pure scritto, da chi usò termini pesanti “sulll’attentatino” dopo la cena di Antoci a Cesarò e il rientro verso San Fratello. E furono giornalisti. Uomini e donne. (@Gianfranco Pensavalli)