Ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze a cui sono soggette in tutte le parti del mondo. L’otto marzo quest’anno avrà una “marcia” in più: lo sciopero globale organizzato da «Women’s March», il movimento americano responsabile delle proteste contro il presidente Donald Trump lo scorso 21 gennaio.
Solo domani tireremo le somme di una giornata in cui sperimentare e praticare forme di blocco della produzione e della riproduzione sociale, reinventando lo sciopero come vera e propria pratica femminista a partire dalle forme specifiche di violenza, discriminazione e sfruttamento che viviamo quotidianamente, 24 ore al giorno, in ogni ambito della vita, che sia pubblico o privato.
E così immaginiamo donne che si rifiutano di andare al lavoro, ma anche di andare a fare la spesa, o cucinare, prendere i figli a scuola e quanti servizi (ospedali, trasporti, scuole, uffici…) salteranno e in che misura i Paesi andranno in tilt?
A cento anni dall’8 marzo 1917, le donne tornano in strada in tutto il mondo, a protestare e a scioperare contro la guerra che ogni giorno subiamo sui nostri corpi: la violenza, fisica, psicologica, culturale, economica al motto “Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!”
Anche Messinaora si ferma. Perchè dietro Messinaora c’è una donna, la giornalista Palmira Mancuso, la direttora responsabile, che aderisce allo sciopero per ribaltare i rapporti di forza, per mettere al centro le rivendicazioni delle donne, la necessità di trasformare relazioni, rapporti sociali e narrazioni. In casa, a scuola, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni.
“Senza aggiungere parole, ma dando corpo alle idee – commenta la giornalista – Perché la vita di ciascuno di noi merita rispetto, merita comprensione, merita TEMPO. E oggi è un buon giorno per fermarsi”.
Lo sciopero che ha nel piano femminista antiviolenza la sua piattaforma e il suo programma di lotta e di trasformazione scritto dal basso, coinvolge tutte: lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, intermittenti, disoccupate, studentesse, casalinghe. Al di là delle sigle, comunque, lo ‘sciopero globale’ – lanciato in Argentina e che riguarderà non solo l’Italia ma anche altri 40 Paesi – prevede forme molteplici di adesione: non solo l’astensione dal lavoro e dalla cura (della casa, dei figli ), ma anche modalità alternative come lo sciopero bianco, l’astensione dal consumo, l’adesione simbolica, il picchetto, lo sciopero digitale.
A Messina il Cedav Onlus, centro donne antiviolenza, dà appuntamento alle 9 alla Galleria Vittorio Emanuele dove è stata spostata la manifestazione prevista in Piazza Duomo, a causa del maltempo.
“In Italia lo sciopero è indetto da “non una di meno”, di cui la rete D.i.Re, che raccoglie 77 Centri Antiviolenza sparsi su tutto il territorio nazionale, fa parte fin dal primo giorno. In ogni paese e in ogni città italiana ci saranno cortei, flash mob, assemblee. Anche a Messina ci sarà questo evento – ricorda Carmen Currò . Il Centro Donne Antiviolenza ha partecipato insieme ad altre donne, specialmente alle studentesse di varie scuole, lavoratrici e sindacati, a costituire anche Messina il Movimento “Non Una Di Meno”. Conclude Currò: “L’obiettivo è quello di mobilitare globalmente le donne con l’intento di incidere nel cambiamento della cultura che genera violenza maschile “.
La Camera del lavoro Metropolitana con una propria delegazione sarà accanto alle lavoratrici della scuola nel presidio della FLC-CGIL e dell’associazione “Non una di meno” a piazza Duomo in occasione della giornata dello sciopero globale. Cgil Messina evidenzia come i dati sull’occupazione femminile segnano percentuali drammatiche anche e soprattutto nel territorio messinese ricordando come la stessa a livello locale negli ultimi anni sia notevolmente arretrata.
Ad aderire anche il gruppo pari opportunità di Cambiamo Messina dal Basso, che ha rinnovato l’appuntamento con le “donne e i talenti” che per la terza edizioni si svolge alla Lelat.