Mafia dei Nebrodi. Salvatore Catania avrebbe oggi un ruolo strategico nella mafia dei Nebrodi. Il suo nome è infatti uno dei nove elencati nel decreto di fermo spiccato dalla Dda di Catania nelle scorse ore. Turi Catania sarebbe il capo indiscusso della mafia di Bronte. Almeno fino al 2008 sarebbe stato lui a reggere il gruppo di Santapaoliani che controllavano gli affari illeciti di quel quadrilatero che partiva da Bronte e si espandeva – con alleanze e accordi – fino ad Adrano e Paternò. Questo quello che emerge dal processo ancora in corso a Catania scaturito nell’inchiesta Gatto Selvaggio e su cui pende una richiesta di condanna a 15 anni di carcere, formulata ormai da oltre un anno e mezzo.
Il boss di Bronte è stato fatto uomo d’onore. E’ Santo La Causa a raccontarlo. Il “battesimo” sarebbe avvenuto tra la fine del 2007 e inizio 2008. Dopo l’assassinio di Angelo Santapaola: il figlio di Nitto, Enzo ordina di riorganizzare l’associazione prendendo persone serie e meritevoli dai paesi. Fu La Causa il padrino di Catania. Il collaboratore di giustizia non vacilla nel parlare dell’imputato. “Il clan Santapaola aveva a Bronte un gruppo con a capo Salvatore Catania, una delle pochissime persone serie che ho mai conosciuto. La serietà nasceva dal fatto che non nascondeva i soldi delle estorsioni ma consegnava puntualmente alla famiglia, Carmelo Puglisi prima e Ignazio Barbagallo dopo, la metà dei soldi riscossi”. Anche il pentito Barbagallo parla di Turi Catania. “Era noto a tutti che era lui il referente dei Santapaola a Bronte. Me lo hanno presentato Enzo Aiello o Carmelo Puglisi con la frase ‘è la stessa cosa’ che veniva usata solo quando si trattava di uomini d’onore”. I collegamenti e gli intrecci di Catania finiscono per avviluppare Cesarò, spartiacque con Tortorici .
Turi Catania è il protagonista della cruenta faida tra i Carcagnusi di Santo Mazzei e i Santapaola di Catania. La battaglia era tra Francesco Montagno Bozzone e Salvatore Turi Catania, “referente” dei Santapaola – Ercolano a Bronte. Il 22 febbraio del 2007 l’agguato contro Montagno Bozzone fallisce. Catania avrebbe cercato aiuto ai piani alti. Ma l’ex reggente La Causa lo avrebbe rispedito a casa, dicendogli di “risolvere tutto in paese”. Sono passati quasi dieci anni da quei momenti caldi, ma il suo potere criminale non sembra sia vacillato. (@Gianfranco Pensavalli)