La chiave di lettura di Enigma sta nel sottotitolo: “niente significa mai una cosa sola”, ogni elemento reale, ogni dato di conoscenza si rivela poi ‘altro’ da ciò che pareva essere.
Ci troviamo a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989, in cui il Governo della Repubblica Democratica Tedesca decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare liberamente dall’altra parte del ‘muro’ che fino ad allora aveva diviso in due la città, il paese e il mondo intero. Ed ecco che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze, si frantumano, si incontrano, si mischiano.
Decifrare il senso della vicenda, sia personale che collettiva, che lega i due personaggi (Hilder, il padrone di casa e Ingrid, la donna cui presta soccorso), è il compito a cui l’autore chiama i personaggi stessi ma anche e soprattutto il pubblico, attraverso la suspense del gioco teatrale, in un crescendo degno di un thriller psicologico. La posta in gioco non è solo la possibilità/capacità di sbrogliare i tanti piccoli enigmi delle due vite che si intrecciano, si scontrano e si confrontano sul palcoscenico, ma quello di penetrare il più grande degli enigmi: quello della Storia stessa.
Avere la chiara percezione di vivere un momento storico: è raro, ma accade. E di certo, nei tempi recenti, uno di questi eventi appartenente alla Storia ma da tutti partecipato, è stato il crollo del Muro di Berlino. Rimangono scolpiti nella mente di ognuno l’attimo in cui lo si è appreso, l’immagine che i telegiornali di tutto il mondo hanno restituito di quell’anelato abbraccio fra i cittadini di Berlino Est e di Berlino Ovest, ma anche, idealmente, di un Paese, di un Continente che per troppo tempo aveva subito quella frattura e che invece da sempre era “uno”.
Proprio il crollo del Muro e le conseguenze – passati vent’anni – dell’avvenimento, sono sfondo di Enigma di Stefano Massini, spettacolo che si avvarrà dell’interpretazione di Ottavia Piccolo (molto ammirata lo scorso anno per la sua prova in 7 minuti) e della regia di Silvano Piccardi. Il regista ed Ottavia Piccolo hanno alle spalle una proficua collaborazione, che ha portato a ottimi spettacoli (gli spettatori più affezionati ricorderanno il loro Terra di latte e miele, programmato nel 2005).
Stefano Massini – la cui drammaturgia ha già positivamente ispirato l’attrice (erano infatti suoi Processo a Dio, come pure 7 minuti) – è attualmente uno degli autori più quotati nel panorama italiano e internazionale. È alla guida del Piccolo Teatro di Milano dopo la scomparsa di Luca Ronconi, di cui è stato a lungo assistente e il cui ultimo capolavoro è stato proprio un suo testo, Lehman Trilogy. Ogni suo lavoro affascina il pubblico per l’attualità e la necessità dei temi, oltre che per l’affascinante architettura drammaturgica dell’autore, che procede in crescendo, per disvelamenti successivi, tenendo con il fiato sospeso fino all’ultimo istante.
Enigma non tradirà queste aspettative: la chiave di lettura, è già nel sottotitolo che ci avverte “niente significa mai una cosa sola”. In effetti, nella commedia pochi sono gli elementi certi: si sa che la vicenda è ambientata a Berlino vent’anni dopo la caduta del Muro, in una casa piccola e poco curata. L’avvenimento coglie d’improvviso vite, esperienze, certezze, lutti, utopie, che si frammentano e mischiano. Massini ci permette di assistere a un frammento di tutto ciò «Qui hanno fine le certezze» sottolinea Piccardi. «Non perché quanto accade tra Hilder, il padrone di casa e Ingrid, la donna cui presta soccorso, abbia in sé alcunché di apparentemente bizzarro o funambolico, ma perché ogni elemento reale, ogni dato di conoscenza, che da un quadro a quello successivo si concretizza in scena, si rivela poi “altro” da ciò che pareva essere.
Decifrare di volta in volta il senso della vicenda, sia personale che collettiva, che lega i due personaggi, è il compito a cui l’autore chiama i protagonisti stessi ma, attraverso la suspense del gioco teatrale, anche e soprattutto il pubblico. Purché sia chiaro, che la posta in gioco non è solo la possibilità/capacità di sbrogliare i tanti piccoli enigmi delle due vite di Ingrid e Hilder, ma quello di penetrare il più grande degli enigmi: quello della Storia stessa».
Enigma è un dialogo fra due soli personaggi, un uomo e una donna di tarda età, colti in una serata autunnale di Berlino. C’è stato un incidente stradale, di cui la donna è rimasta vittima. L’uomo l’ha soccorsa portandola nel proprio vicino appartamento. Qui inizia fra i due la conversazione stentata che può crearsi fra due sconosciuti, ma lentamente qualcosa di enigmatico inizia ad emergere dal passato che è dietro l’angolo. Il testo è diviso in segmenti di durata diversa, da quelli di pochi secondi a quelli di cinque minuti. Ed è come un puzzle di cui lo spettatore deve ricomporre continuamente i pezzi.
La chiave di lettura di Enigma, scritto nel 2009 da Stefano Massini, sta nel sottotitolo: “Niente significa mai una cosa sola”. Una certezza però il testo ce la fornisce: ci troviamo a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989, in cui il Governo della DDR decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare liberamente dall’altra parte del “muro” che fino ad allora aveva diviso in due la città. Ed ecco che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze si frantumano, si incontrano, si mischiano… Un’altra certezza, sta nel luogo in cui si svolge l’azione scenica: un grande spazio unico comprensivo di cucina, letto, divano, tavolo e quant’altro può definire un posto “casa”. Qui hanno fine le certezze. Non perché quanto accade tra i due personaggi (Hilder, il padrone di casa, e Ingrid, la donna cui presta soccorso) abbia in sé alcunché di bizzarro, ma perché ogni elemento reale, ogni dato di conoscenza, che da un quadro a quello successivo si concretizza in scena, si rivela poi “altro” da ciò che pareva essere. Decifrare di volta in volta il senso della vicenda, sia personale che collettiva, è il compito a cui l’autore chiama i personaggi stessi ma, attraverso la suspense del gioco teatrale, anche e soprattutto il pubblico. La posta in gioco è quella di penetrare il più grande degli enigmi: quello della Storia stessa.
«La messinscena – annota Silvano Piccardi – si attiene a un principio di semplicità ed essenzialità che consenta soprattutto l’emergere delle figure dei personaggi e di quanto rovesciano in palcoscenico del proprio vissuto, con la mente, col cuore, con lo smarrimento che li accompagna. Diversi, opposti i loro destini, eppure accomunati dalla condivisione di un mondo che, come dice Massini nel prologo, nel dissolvere le vite degli uomini nel “nuovo” gli lascia sempre addosso “il cadavere di chi erano prima”».
Ottavia Piccolo in ENIGMA -Niente significa una cosa sola” di Stefano Massini scene Pierluigi Piantanida luci Marco Messeri musiche originali Mario Arcari regia Silvano Piccardi con Silvano Piccardi produzione Arca Azzurra Teatro e Ottavia Piccolo