«Ci vediamo a Taormina a maggio. Non vedo l’ora di essere li». Così il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato ufficialmente al premier italiano Paolo Gentiloni la sua presenza al G7 in agenda nella Perla dello Ionio il 26 e 27 maggio. La telefonata tra i due ha riguardato i rapporti bilaterali tra Italia e Usa, tradizionalmente caratterizzati da una solida amicizia e da una forte collaborazione, ma si è anche discusso dell’importante appuntamento che in questa occasione si svolgerà sotto la presidenza italiana. Il premier ha ribadito con il presidente americano l’importanza fondamentale del ruolo della Nato e della collaborazione tra Europa e Stati Uniti per la pace e la stabilità, di fronte alle sfide e alle minacce per la comune sicurezza.
In altre parole, stando a quanto annunciato, l’agenda politica del vertice di Taormina avrà come argomento centrale i conflitti più sanguinosi scatenati nell’ area mediterranea e mediorientale e l’immancabile “lotta al terrorismo (islamico)” e, per la prima volta in ambito G7, il tema delle “emergenze” prodotte dalle migrazioni mondiali.
L’Italia si presenterà al summit con una compagine di Governo mutata. Al posto di Renzi ci sarà Gentiloni ma, soprattutto, un nuovo Ministro degli Interni e una nuova linea politica sull’ immigrazione che possa corrispondere alle esigenze delle grandi potenze.
“L’uomo nuovo è Marco Minniti – sottolinea il comitato StopG7, che in questi giorni terrà una nuova assemblea per organizzare le contestazioni – che intende rilanciare una politica di contenimento dei flussi migratori attraverso accordi con i paesi del Nord-Africa (in particolare Libia, Egitto e Tunisia) e dell’Africa sub-sahariana. “Basta morti nel Mediterraneo”, hanno stabilito Minniti e Avramopoulos, Commissario europeo per le migrazioni. Al Mediterraneo, infatti, non devono neanche arrivarci. L’obbiettivo è bloccare i flussi all’estremo sud della Libia, al confine con Ciad e Niger. Come ai tempi di Berlusconi, che muoiano nel deserto, lontano dai nostri occhi. Il Mediterraneo come barriera e Minniti come sentinella sui bastioni delle coste siciliane, insomma”.
Con l’assemblea del 10 dicembre scorso a Giardini Naxos è iniziato il percorso di costruzione delle contestazioni al G7, che si inseriscono, peraltro, in un più generale percorso dei movimenti europei contro le politiche di guerra, così come avverrà con il G20 di Amburgo del 7 e 8 luglio prossimi.
Nel mese di gennaio si sono svolti incontri in varie città della Sicilia (e per il mese di febbraio ne sono previsti altri) e reti di movimento e soggetti politici nazionali hanno assicurato la propria partecipazione alle mobilitazioni.
“Il dato sul quale sarà necessario soffermarsi – si legge in una nota del comitato – è la prospettiva nella quale e con la quale arrivare a contestare questo G7, che per noi non può essere che saldamente legata al territorio che viviamo, alle sue dinamiche, alle contraddizioni che esprime, ai conflitti che vive”.