Che relazione intercorreva tra vittima e presunto assassino? Questa è una domanda a cui stanno cercando di rispondere gli investigatori che hanno chiuso il cerchio sull’omicidio del vigile del fuoco Roberto Scipilliti, scomparso il 5 gennaio a Roccalumera e ritrovato senza vita 9 giorni dopo nelle campagne di Savoca, arrestando Fortunata Caminiti, messinese di 47 anni, con l’accusa di “omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere”.
La donna era stata arrestata il 14 gennaio mentre col compagno latitante Fabrizio Ceccio stava attraversando lo Stretto, armata fino al collo.
Il messinese di 44 anni era attivamente ricercato da aprile dello scorso anno quando si era sottratto ad una cattura per “associazione per delinquere finalizzata alle truffe, al riciclaggio ed alla ricettazione”, e gli investigatori stanno cercando di capire che ruolo abbia avuto nella dinamica dell’assassinio.
Le veloci indagini dei Carabinieri della Compagnia di Messina Sud, coordinati dal Sostituto Procuratore Francesco Massara, e i rilievi effettuati dal Ris hanno permesso, intanto, di inchiodare la donna, immortalata dal videosistema di sorveglianza che l’ha filmata a bordo di una Fiat Gialla affittata a Catania con documenti falsi e che è stata utilizzata per trasportare il corpo di Scipilliti in un luogo nascosto.
Un elemento chiave l’auto: affittata il 4 gennaio (un giorno prima della scomparsa) e riconsegnata con un giorno di ritardo e sporca di sangue, tanto che la donna si sarebbe giustificata dicendo che c’era stata una violenta lite, che l’aveva costretta a pulire la vettura con dell’alcool.
Secondo gli investigatori, Scipillito sarebbe stato ucciso proprio sulla vettura. Freddato con un colpo di pistola calibro 9, esploso a distanza ravvicinata, dall’alto verso il basso.
Il corpo di Scipilliti è stato quindi trasportato e nascosto tra la vegetazione, parzialmente coperto da un sacco di plastica nero. Nella tasca è stato trovato il suo cellulare, sporco di sangue e col vetro frantumato.
Le indagini proseguono per capire il ruolo del compagno della Caminiti, arrestato con lei mentre vaggiavano sul traghetto entrambi con documenti falsi ed armati con una Beretta calibro 22 ed una Sig Sauer calibro 9, con 60 colpi circa di riserva.