di Gianfranco Pensavalli – A Messina stravince lo stato (minuscolo, prego) massone, inquinato, corrotto, paraculo. E lo dimostra con quanto fatto dalla prefetta Francesca Ferrandino che, dopo l’attacco della stampa libera con il testa il formidabile Antonio Mazzeo, revoca l’accordo scuola-lavoro con la preside schiavista del Liceo Bisazza, al secolo Anna Maria Gammeri, poi si cala le braghe, pardon la gonna e restituisce alla nostra supermassone deviata e condannata a 10 mesi per uso improprio di un bidello (l’appello? il giorno del poi e l’anno del mai, ndr) il dovuto. Con spazio pubblicitario gazzettiero e pure un pezzo senza firma.
Occorre ammettere la sconfitta: a Messina i massopousdei sono apparati statali e la Ferrandino mostra la stessa disonestà intellettuale della collega Iurato ai tempi de L’Aquila. Smettiamola con il prenderci in giro.
Avevano ragione da vendere i colleghi di Bergamo sulla napoletana prefetta. Simbolo dello stato tutto feccia e massoneria deviata. Certo, l’input è romano ed è sinistro.
Aveva ragione da vendere il cosentino Trotta, che è andato in superpensione a 63 anni. I messinesi? Popolo di beoti.
Sinistro, come sempre, appare il nome del garante: Filippo Romano, tutor della Città Metropolitana. Basta leggere Gasud di oggi…
Cosa fare? Sperare che, in nome della legalità, Ciccio D’Uva del M5S presenti un’ interrogazione parlamentare.
Ai colleghi: dobbiamo arrenderci, è più facile battere l’Isis che la Gammeri e il suo mondo. Ah, è inutile pubblicare i nomi delle insegnanti vittime dello stalker e del mobbing gammeriano.
Da questo momento il cronista non pubblicherà più atti prefettizi messinesi se non collegati a cronache giudiziarie. E farà la guerra al Palazzo del Governo.