di Palmira Mancuso – Scorrono da ore centinaia di commenti cinici e aggressivi dopo la recente apparizione di Ylenia nella trasmissione di Barbara D’Urso, che inutilmente era stata nel 2014 accusata di «esercizio abusivo della professione» dal presidente dell’Ordine nazionale Iacopino. Secondo il giudice, infatti, quello a cui avremmo assistito anche ieri, è inquadrabile, nella tipologia dell’infotainment, cioè “informazione e intrattenimento”.
Escludiamo quindi di poter contestare alla D’Urso ( e alla sua redazione di giornalisti “professionisti”) di voler intervistare uno dei pochi esempi di donne riuscite a scampare al femminicidio, di certo non è Ylenia che avrebbe dovuto o potuto rifiutarsi. Che in questi giorni avrebbe avuto la capacità di difendere se stessa.
Da due giorni la sua privata, privatissima esistenza, in un quartiere della zona sud in cui si concentrano tutti gli stereotipi del degrado, è l’argomento più discusso e presente su tv e giornali. Quella “trasmettitrice” che lei seguiva nei noiosi pomeriggi invernali, che più volte l’ha fatta commuovere, adesso la sta intervistando. E lei “difenderà il suo amore” a costo di prendersi gli insulti di tutti, a costo di passare da vittima a qualcuno che “se l’è cercata” o peggio “doveva morire, così evitava di farci fare certe figuracce”.
Mentre leggo commenti feroci mi chiedo in che misura ne sono complice. Ma mi chiedo anche cosa sarebbe accaduto se al Policlinico ci fosse stato un giornalista professionista responsabile della comunicazione esterna.
Di certo avrebbe potuto arginare la prepotenza delle telecamere dell’infotainment, avrebbe potuto suggerire al primario Francesco Stagno D’Alcontres, che per la ragazza stessa sarebbe stato meglio fare l’ospite in un programma tv uscita dal reparto di Chirurgia plastica del Policlinico. Del resto la differenza che passa tra una dichiarazione raccolta da un cronista (vedi la Rai che ha dato notizia della difesa di Ylenia nelle ore in cui si cercavano ancora prove contro Alessio), e l’utilizzare la disperazione di una ragazza ancora poco lucida per capire cosa le è accaduto e poteva accaderle, per fare “intrattenimento” e quindi audience, è facile da comprendere. E la responsabilità di un degente, è di chi lo ha in cura.