Un’operazione rara, “miracolosa”. E’ quella effettuata dalla clinica di urologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine che ha permesso di salvare la vita a un uomo di 65 anni di Latisana al quale era stato diagnosticato inizialmente un tumore al pene.
Il paziente si era rivolto a luglio al nosocomio friulano dopo due operazioni in altre strutture che non gli avevano lasciato molto speranze «quattro, al massimo sei mesi di vita», spiega l’uomo. Affidato, invece, alle cure dell’equipe del professore universitario Vincenzo Ficarra, messinese, 46 anni, direttore della clinica di urologia di Udine, l’uomo ha brillantemente superato la fase operatoria e riabilitativa.
«Sono stato rimesso a nuovo. Hanno rimosso i linfonodi. Il pene – racconta il diretto interessato – non è stato nemmeno asportato e ho recuperato 20 chilogrammi. Ero diventato uno scheletro». Merito del reparto udinese che ha intuito, dopo una serie di analisi, che quello che era stato trattato in altre strutture come tumore al pene, «in verità – spiega il dottore – era una neoplasia dell’uretra estesasi poi a uno dei linfonodi inguinali. Una neoplasia rara, ma fortunatamente siamo riusciti a salvare la vita a quel signore».
L’odissea del sessantacinquenne di Latisana è iniziata a settembre 2015. «Stavo accompagnando – spiega – mia moglie ai mercatini di Feltre quando all’improvviso ho accusato un dolore inguinale. Mi sono quindi recato nell’ospedale di quella città dove hanno riscontrato un rigonfiamento.
Pochi giorni dopo mi sono rivolto al mio medico di base che mi ha indirizzato in una struttura ospedaliera. Qui hanno constatato l’ingrossamento dei linfonodi nella parte sinistra. Sono stato sottoposto a un primo intervento che però non ha risolto il problema alla radice».
Passano alcuni mesi e l’uomo viene messo in lista d’attesa per un’operazione al pene. «Non potevo permettermi di aspettare – dice – e mi sono messo in contatto con uno specialista di Portogruaro che mi ha consigliato di operarmi urgentemente».
Dopo il secondo intervento effettuato ad aprile la clinica ha convocato l’uomo insieme alla famiglia. «La sentenza è stata terribile: dai 4 ai 6 mesi di vita. Mi hanno detto che se anche avessero asportato il pene, per me non ci sarebbe stato più nulla da fare».
Ma è proprio nel momento dello sconforto che è giunta inaspettata la speranza. «Mia figlia ha cominciato a rivolgersi a specialisti di Milano e Verona, fino a quando abbiamo scoperto che i “miei angeli” si trovavano vicino alla porta di casa. All’urologia di Udine – dice – mi hanno prospettato una nuova operazione. Mi sono affidato a loro come mia ultima ancora di salvezza».
L’intervento, effettuato quest’estate, è durato poco più di tre ore. «Il sospetto – spiega il direttore della clinica, Vincenzo Ficarra -, che si trattasse di un carcinoma all’uretra e non di un tumore al pene, ci ha permesso di effettuare con successo l’intervento. Si tratta di neoplasie rare che vanno trattate in centri di riferimento specializzati – questo è il suggerimento -. A Udine abbiamo un’equipe preparata per questi approcci terapeutici».
Nella sostanza al paziente sono stati asportati il glande e l’uretra, mentre il pene è rimasto funzionante. E il tumore oggi non c’è più. «Sono a conoscenza – conclude l’uomo – che devo sottopormi ogni quattro mesi a una visita di controllo. Ma questo non è nulla rispetto a quanto ho passato. Ho capito che non bisogna mai arrendersi. Certo che se non avessi incontrato l’equipe di urologia di Udine oggi il mio destino sarebbe stato segnato».