“Mi sembra chiaro un ingiustificato accanimento nei confronti del Distretto di Messina e mi convinco sempre di più che, dietro le decisioni prese, vi sia il piano strategico indirizzato, nel prossimo futuro, alla illegittima soppressione della nostra Corte d’appello”. Così il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, reduce da un incontro a Roma, finalizzato a contestare il taglio all’organico nel Distretto di Messina, disposto con il decreto ministeriale del primo dicembre scorso.
Il decreto prevede per il nostro Distretto il taglio di due magistrati rispetto ai tre inizialmente previsti: uno nel settore requirente e uno nel settore giudicante.
“Non si tratta – afferma l’avv. Ciraolo – di una mera difesa campanilistica. L’intervento del Consiglio dell’Ordine, concretizza il nostro dovere di tutelare il diritto alla giustizia della nostra cittadinanza che questa riforma rischia di compromettere, come dimostra il parere contrario espresso dal Consiglio Superiore della Magistratura”.
In sintesi: per diventare definitivo lo schema di decreto di riorganizzazione delle piante organiche richiedeva l’acquisizione del parere obbligatorio e non vincolante del Consiglio Superiore della Magistratura.
Nel parere del CSM si legge: “il Consiglio Superiore esprime parere contrario sull’intera proposta…ritiene di dover richiedere, rispetto al progetto ministeriale, l’eliminazione della prevista riduzione di 2 unità per il Tribunale di Messina e, pertanto, il ripristino della precedente pianta organica.
Per il settore requirente, il Consiglio ritiene di dover richiedere l’eliminazione della prevista riduzione di 1 unità per la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e, pertanto, il ripristino della precedente pianta organica”.
In sintesi il CSM boccia l’ipotesi del taglio ai giudicanti per il distretto di Messina.
Afferma inoltre: “Relativamente al Tribunale di Messina si è registrato, nel settore civile, un alto valore del rapporto tra fascicoli pendenti e magistrati in organico pari a 847 procedimenti a fronte dei 498 della media nazionale che richiede un rafforzamento dell’organico; a questo si aggiunge per il settore penale, l’esigenza di non indebolire il presidio giudiziario in ragione della presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso sul territorio. Per quanto riguarda l’ufficio della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto si è ritenuto che la prospettata riduzione dell’organico potesse compromettere la funzionalità di un ufficio di così ridotte dimensioni”.
“Tra l’altro – commenta Ciraolo – la stessa relazione che accompagna il decreto ministeriale ci aveva fatto ben sperare in merito al mantenimento del numero dei magistrati giudicanti. Si legge, infatti, dal parere espresso “…che (il C.S.M.) ha richiesto la conferma dell’attuale pianta organica per il solo Tribunale di Messina. Tale richiesta di modifica appare meritevole di accoglimento, in ragione della natura distrettuale della sede di Messina.Viceversa la richiesta di ripristino dell’attuale pianta organica per la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto non merita, invece, accoglimento, in quanto trattasi di sede non distrettuale, con carichi di lavoro compatibili con la media nazionale’.
Vista la premessa- continua l’avv. Ciraolo – ci saremmo aspettati la conferma integrale, invece abbiamo verificato che sono stati tagliati dalla pianta organica due magistrati: uno con funzioni requirenti e uno con funzioni giudicanti.
Di qui la decisione di volare a Roma, unitamente all’on. Giovanni Ardizzone (Presidente dell’A.R.S.) e alla dott.ssa Caterina Mangano (Presidente della Giunta A.N.M. di Messina) persuasi che, da una attenta lettura della relazione accompagnatoria del D.M., vi fosse un errore materiale da rivedere.
“Quello che più mi ha colpito – evidenzia Ciraolo – è stato il modo con siamo stati accolti al Ministero che, scevro dai doverosi formalismi, mi è apparso immediadamente ostile nei confronti della giurisdizione del Distretto messinese.
Senza mezzi termini abbiamo raccolto ingiustificate accuse di inefficienza e, di fatto, appreso che al Ministero disconoscono l’esistenza del fenomeno mafioso a Messina dimenticando o ignorando, che la scorsa estate abbiamo subìto nel nostro distretto ben due attentati (uno al sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto, dott.ssa Paiola e l’altro al presidente del Parco dei Nebrodi, dott. Antoci). A poco vale il fatto che alcuni dei nostri magistrati sono tra i più efficienti d’Italia e che lo stesso CSM nel parere aveva contestato il taglio in ragione proprio della presenza della criminalità organizzata sul territorio”.
Nel corso dell’incontro, tutta la delegazione messinese, prima fra tutte la dott.ssa Mangano, ha contestato le accuse di inefficienza della magistratura messinese e dell’intero impianto che compone la stessa giurisdizione, sul presupposto che, di fatto, nell’adottare le scelte che pregiudicheranno oltremodo il Distretto, non si vuole tenere conto dei carichi di lavoro, dell’arretrato fisiologico risalente al passato nonché dei flussi e delle sopravvenienze.
“Devo amaramente registrare – conclude l’avv. Ciraolo – un accanimento palese nei confronti del distretto di Messina e il sospetto che quanto sta avvenendo, con il contestuale rafforzamento dell’organico dei magistrati a Catania e Palermo, abbia come fine ultimo quello di ottenere la soppressione della nostra Corte d’Appello con contestuale esponenziale crescita in termini di importanza di una delle altre due siciliane che ne assorbirebbe il contenzioso diventando, di fatto, tra le tre Corti più importanti in Italia per giurisdizione territoriale.
La partita non finisce qui. Nei prossimi giorni, in Consiglio, decideremo se impugnare questo decreto. La classe politica messinese – nel dimostrare il suo peso – faccia propria questa battaglia, perché ridurre la pianta organica nel nostro territorio equivale a depotenziarla dal punto di vista socio-economico e a consegnarla alla criminalità organizzata”.