Calorosi e lunghi applausi domenica 18 dicembre per l’omaggio a Orazio Corsaro, scelto tra i Maestri da ricordare lungo il percorso della IV edizione della rassegna teatrale “Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena”, prodotta da QA-QuasiAnonimaProduzioni. “Opera Corsara”, prodotta dal Castello di Sancio e diretta da Roberto Bonaventura, mette in scena il celebre musicista, compositore ed etnomusicologo di origine messinese attraverso il racconto “Settecani” di Cinzia Pierangelini, edito nel 2014 in “21 Racconti” da Pungitopo.
Un suonatore di fisarmonica, suonatore di zampogna, scannapecore, Settecani sembra respingere tutti quelli che lo circondano. Ma il suo cuore è grande ed è in grado di svelare mondi magici e misteriosi agli occhi di due piccoli ragazzini che dalla sua figura sono attratti. È Giovanni Boncoddo a interpretare questo Settecani-Corsaro, un pirata quasi agli occhi dei bambini, un uomo nero spaventoso e affascinante al tempo stesso, che finisce con l’ammaliare i due bambini-adulti interpretati da Gianluca Cesale e Monia Alfieri. Racconto e biografia si fondono, si danno il cambio senza soluzione di continuità, ricordo e immaginazione tratteggiano le linee di un pezzo di storia del teatro e della musica scomparso lo scorso aprile. Le sue musiche riempiono la scena eseguite dal vivo dai musicisti Maurizio Salemi, al violoncello, e Giuseppe Ruggeri, alla tromba, insieme ad altre editate per l’occasione dal musicista e compositore Giovanni Puliafito che ha collaborato con lui per qualche anno.
Un intenso omaggio alla musica, quella che è compagna di vita: «La “mosica”, come dice il mio amico Totò, è una comunicazione epidermica e, come dice un altro amico mio, Mozart, ci sono degli “intervalli magici”, all’interno dei quali è possibile riuscire a trasmettere ciò che si desidera se si indovinano la formula e la formazione giuste».
Un dialogo commosso ed emozionante che, sotto gli occhi della zampogna del maestro Corsaro, ha reso palpabile il lascito umano e artistico di questo gigante buono: sul palco infatti tutti artisti “cresciuti” con lui, tutti amici.
«Quando mi è stato chiesto di scrivere uno spettacolo dedicato a Orazio Corsaro – dice il regista Roberto Bonaventura – non ho potuto dire di no. So quanto è difficile raccontare Orazio Corsaro, ma so anche che non ci si può tirare indietro, e questo è un suo insegnamento. Orazio Corsaro influisce ancora sul mio cammino umano, che poi è il piano che mi piace confondere nel teatro, oggi, forse più di prima, in ogni scelta, in ogni azione, spesso me lo vedo spuntare con i suoi occhi, con le sue parole, con la sua ironia. E trovo coraggio. Dirigere uno spettacolo sulla sua figura vuol dire essere pazzi. Ma essere anche sicuri e determinati nel ricordare un grande uomo, che in questa città, avrebbe meritato molto di più».
Un invito a ricordare «un uomo barbuto, affascinante come un pirata, severo come un guerriero, lo sguardo fermo da anacoreta»: fa male che non ci sia più, ma dargli vita spetta a chi resta, «il mio amico ha ancora tempo. Il mio amico ha tutto il mio tempo». E così dal palco il pubblico viene chiamato a un saluto sulle note di “Goodnight sweet lady”, cantata dalla sala gremita e da tutti gli artisti in scena.
Prossimo appuntamento domenica 22 gennaio con il Maestro Antonio Calenda e il suo omaggio al Teatro, “Tutto il mondo è palcoscenico”, Teatro Savio, ore 18.