Giuseppe Sinagra, uno degli esponenti della cosiddetta “nuova mafia tortoriciana” finito in manette lo scorso 30 marzo durante la maxi operazione Senza Tregua, è stato condannato a sei anni di reclusione. Associazione a delinquere ed estorsione i reati contestati. Originario di Sinagra, “Pippo Finestra” aveva chiesto di esser giudicato con rito abbreviato lo scorso 30 novembre, durante l’udienza preliminare dinnanzi al Gup Monica Marino.
L’inchiesta, coordinata dal pool di magistrati della DDA Vito Dii Giorgio, Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco, aveva delineato i nuovi scenari della criminalità organizzata dei Nebrodi, stroncando sul nascere il gruppo diretto dal boss Antonio Foraci, detto “u calabrisi”, oltre a due associazioni dedite al traffico e allo spaccio di droga. Ventitré in tutto le persone finite in manette la mattina del 30 marzo, grazie alla lunga indagine portata avanti dai poliziotti del Commissariato di Capo d’Orlando.
“Senza Tregua” era partita da un arresto in flagranza durante un tentativo di estorsione contro un nightclub del centro orlandino e pian piano era riuscita a far emergere tutti i legami del nuovo boss Foraci, “investito” del ruolo di capo proprio dalla famiglia brolese dei Bontempo Scavo. Da intercettazioni telefoniche e ambientali, era emerso come “u calabrisi” tenesse strettissimi rapporti proprio con Giuseppe Sinagra, considerato il braccio operativo dei Bontempo Scavo nonché l’esattore del pizzo.
Per tutti gli altri imputati, invece, il processo inizierà il prossimo 28 marzo al Tribunale di Patti. Nella scorsa udienza, infatti, il Gup Marino ha rinviato a giudizio Giuseppina Chiaia, Francesco Costanzo, Calogera Rina Costanzo, Luca Destro Pastizzaro, Andrea Favazzo, Gianluca Favazzo, Antonio Foraci, Cristian Foraci, Roberto Galati Rando, Sebastiano Galati Rando, Simone Ingrillì, Giovanni Montagno Bozzone, Domenico Giuseppe Raneri, Salvatore Massimo Rocchetta. (@G.Pensavalli)