Richiesta mutui: Palermo in coda, ma chiude all’ultimo posto Agrigento

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In Italia, secondo il Barometro Crif, sono cresciute le richieste di preventivo soprattutto dei prestiti personali, capitanati dalle cessioni del quinto, e finanziamenti non finalizzati di importo medio non superiore ai 12 mila euro (dettagli su http://espertoprestiti.com/cessione-quinto). Ma rimangono in cima alle richieste ancora una volta i mutui, che in Sicilia trovano un terreno molto fertile, praticamente in ogni provincia dell’Isola.

A livello Regionale, il contributo per il volume erogato nel primo semestre del 2016, vede la Sicilia al nono posto della classifica nazionale, con una crescita rispetto all’anno passato di circa 4,5%. Se invece si considera la performance della Regione rispetto all’anno passato, allora la crescita è del 35%. L’importo medio richiesto si avvicina ai 110 mila euro, in aumento rispetto agli anni precedenti, aspetto che fa ben sperare sul consolidamento della ripresa immobiliare.

A livello di provincia invece il contributo che hanno dato le differenti zone è molto differente. Al primo posto troviamo Enna, che nel primo semestre ha visto crescere il volume erogato sui mutui oltre il 42%, mentre all’ultimo posto troviamo Agrigento, con una crescita che tuttavia non arriva al 20% (si ferma al 19,6%). Palermo si posiziona prima della provincia agrigentina con +26,6%, al penultimo posto, ma non troppo distante dalla media siciliana. Al secondo posto, dietro ad Enna troviamo invece Siracusa con 40,5% e poi Caltanissetta con +40,2%. Ancora vicina Catania con 39,6%, e quindi distanziati Trapani con 36,2% e poi Ragusa con poco meno del 36%, ed infine Messina con poco meno del 31%.

Per quanto riguarda le finalità per cui i mutui vengono chiesti in Sicilia, troviamo una netta maggioranza, superiore al 72% per acquisto o ristrutturazione, quindi per surroga, solo circa il 12%, e la quota rimanente per le altre finalità. La durata media è inferiore ai 25 anni, mentre per il tipo di tasso, i siciliani accordano poca preferenza in più al tasso fisso, che non raggiunge il 50%, mentre per il variabile si arriva a circa il 43%.

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