Fine anno che ha coinciso con la fine del Consiglio di Amministrazione del Teatro Vittorio Emanuele, che ha visto dimettersi uno ad uno i membri, fino al vicepresidente Daniele Macris e al consigliere Giovanni Giacoppo.
Un futuro “commissariato” quello che si prospetta a stagione in corso, un futuro che dovrà fare i conti con quei debiti fuori bilancio che hanno allarmato i revisori dei conti, e che da giorni sono all’attenzione della Procura per sospetti danni erariali e non solo.
“Essendo state completate le importanti incombenze finanziarie necessarie per la gestione dell’ente comunico, con rammarico, le mie dimissioni dalla carica- ha scritto Giacoppo nella lettera di dimissioni- Motivi personali e professionali, non mi permettono di poter continuare a garantire l’impegno costante e continuo profuso fino ad oggi e di cui l’Ente ha certamente necessità. Sono venute meno, infatti, le condizioni per la prosecuzione di un incarico svolto sempre con spirito di servizio e unicamente con senso civico, amore per la mia città e per il teatro”.
Dimissioni che chiudono il cerchio dopo quelle registrate a partire da giugno con Totò D’Urso e seguite ad agosto da Giovanni Moschella. Vi era stato poi lo slancio critico di Giovanni Renzo, che un mese dopo, a settembre quelle dimissioni le ritirò. A novembre infine è stato Carmelo Altomonte a lasciare il Cda.
La parola adesso passa all’assessore regionale Barbagallo, che verosimilmente invierà un commissario, dal momento che con soli due membri (il presidente Puglisi e la consigliera Pulejo) il Cda di fatto non può lavorare, rischiando di bloccare tutte le attività del teatro. Ma il vero pericolo è che un commissario venga a Messina solo per mettere in liquidazione l’ente.