ll boss della ‘ndrangheta Giuseppe De Stefano si rifiutò di fornire collaborazione alla mafia che stava per avviare la stagione delle stragi del ’93. Lo ha detto il pentito Antonino Fiume, deponendo nel processo che si celebra a Reggio Calabria ( e che proseguirà domani, 7 dicembre,ndr) per gli aiuti alla latitanza dell’ ex parlamentare di Fi Amedeo Matacena, rifugiato a Dubai dopo una condanna a 3 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Fiume conosce bene De Stefano perché fu suo autista e spalla destra dopo essere stato per molti anni fidanzato della sorella.
“Peppe De Stefano – ha detto il pentito rispondendo alle domande del pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo sulle attività del boss – era conosciuto da tutti, qui o a Milano. Aveva poco più di venti anni quando in contrada ‘Badia’ di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, regno dei Mancuso, agli inizi degli anni ’90, in presenza degli stessi Mancuso, di Pino Piromalli e dei rappresentanti della camorra napoletana, negò agli emissari di Salvatore Riina ogni aiuto o coinvolgimento nella cosiddetta ‘strategia contro lo Stato’. Non la pensava come lui Franco Coco Trovato, attivo in Lombardia, nonché suocero di Carmine De Stefano, fratello di Peppe, che voleva invece si facesse qualcosa”. (@G. Pensavalli)