Ottantatré lavoratori assunti da tre cooperative onlus che risultavano lavorare per case di cura non operative, e che invece lavoravano per una casa di riposo a Barcellona Pozzo di Gotto, al centro di una evasione fiscale scoperta dalla Guardia di Finanza che ha denunciato sette persone, tra cui un avvocato e un commercialista ritenute “le menti” del sistema truffaldino.
I finanzieri della Tenenza di Patti (Me) hanno infatti notificato, nei giorni scorsi, un’informazione di garanzia, a firma del Sost. Proc. dott. Luca Melis della locale Procura della Repubblica, al termine di un’importante operazione che ha portato alla luce una truffa ai danni dell’I.N.P.S. e del Fisco nel settore dell’assistenza privata sanitaria agli anziani.
In particolare, sono stati scoperti ottantatré lavoratori irregolari e sequestrate somme di denaro per oltre trecentomila euro nei confronti di un noto avvocato di Gioiosa Marea (Me).
Dalle meticolose indagini è emerso che quest’ultimo gestiva una casa di riposo ubicata in Barcellona Pozzo di Gotto ed aveva ideato un articolato sistema illecito per evadere gli obblighi contributivi e fiscali relativi all’impiego di ben ottantatrè tra operatori socio-
assistenziali, infermieri professionali abilitati e cuochi.
Le attività investigative, durate diversi mesi ed avviate a seguito di una verifica fiscale, hanno permesso d’individuare tre società cooperative Onlus utilizzate per assumere il predetto personale. Parte di quest’ultimo avrebbe prestato solo sulla carta la propria opera presso due case di cura site in due Comuni del comprensorio nebroideo, risultate invece non operative.
In realtà i lavoratori in questione svolgevano tutti la loro attività presso la casa di riposo barcellonese, gestita dal predetto professionista che li dirigeva, permanendo alle dipendenze formali delle cooperative, le quali erano state appositamente interposte – mediante rapporti fittizi di appalto di servizi – tra il 2010 ed il 2016, per svolgere un ruolo di “cuscinetto” tra la società “madre” da un lato e l’I.N.P.S. e l’Agenzia delle Entrate dall’altro.
Ciò allo scopo di garantire consistenti benefici indebiti, diretti e indiretti, prima di essere poste in liquidazione. Tali benefit illeciti erano legati, ad esempio, al mancato pagamento di indennità varie, quali lo straordinario ed il trattamento di fine rapporto, oppure ai consistenti risparmi rappresentati dall’omesso versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, nonché connessi all’evasione degli obblighi fiscali sulle retribuzioni, ossia le ritenute e addizionali IRPEF, regionali e comunali, che venivano operate in busta paga e non versate al Fisco.
Tutti i rappresentanti legali o “di fatto” delle quattro società oggetto dei controlli, le tre cooperative ed una società utilizzata per gestire la casa di riposo, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Patti per truffa aggravata ai danni dello Stato, in concorso, reato che prevede la reclusione fino a un massimo di cinque anni, oltre che per falso in atto pubblico e omesso versamento di contributi I.N.P.S..
Il G.I.P. del Tribunale di Patti, dott. Eugenio Aliquò, ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità liquide, quali conti correnti e depositi titoli, per un importo complessivo di trecentoquindicimila euro nei confronti del professionista indagato, amministratore di fatto della “capogruppo”, nonché l’ideatore del sistema illecito in danno degli enti pubblici.
Per quest’ultima capogruppo è stata contestata anche la responsabilità amministrativa degli enti, di cui al decreto legislativo 231 del 2001, in virtù degli indebiti vantaggi economici tratti dall’intera operazione.
Sono state, inoltre, rilevate dai finanzieri nei confronti di un noto commercialista di Patti violazioni alla normativa riguardante il trasferimento di denaro contante, per un importo di oltre 280.000 euro.
La trasversalità dei controlli operati dalla Guardia di Finanza che, nell’operazione in questione, hanno riguardato la lotta all’evasione fiscale ed alle frodi a danno degli enti previdenziali, si pone l’obiettivo di consentire, da un lato, il recupero a tassazione di ricavi maidichiarati al fisco e, dall’altro, la possibilità di far riacquisire all’INPS somme indebitamente mai corrisposte che potranno permettere ad altri lavoratori di beneficiare delle indennità spettanti.