di Gianfranco Pensavalli – Parliamo dello stadio Giovanni Celeste di Messina restaurato all’insaputa di tanti. Dunque, l’Acr Messina che ha commissionato i lavori all’impresa L’Ambiente srl avrebbe dichiarato che sarebbe stato l’ex dirigente tuttofare Tosto a fare l’affaruccio senza che il presidente Natale Stracuzzi sapesse.
Falsissimo, è una balla spaziale.
Dunque, è luglio e il dirigente Salvatore De Francesco si ritrova una nota della società, introitata come 191361 di protocollo, che invoca migliorie al “Celeste”. Il dirigente replica il 28 luglio e si procede senza appigli legali.
L’impianto è di proprietà comunale. Ma l’ACR offre tutto a costo zero e così commissiona a L’Ambiente i lavori. E il 15 settembre Valerio Lo Turco comunicherà al dirigente manutenzione Orazio Scandura l’avvio dei lavori, come da nota ” migliorativa” successiva.
Nel mezzo c’è una prima nota del dirigente De Francesco che autorizza ma poi segnala all’Organo politico che l’ACR sta operando a convenzione in scadenza il 30 settembre.
Ed ecco subentrare l’assessore Pino, grande amico di Natale Stracuzzi. Salta fuori anche un vecchio rapporto commerciale in ambito cantieristico, che è ancora da confermare. Lavori che l’Ambiente effettua e che presto saranno vistati per sola presa visione.
Perché De Francesco aggira le regole e procede? Servirebbe il siero della verità.
I lavori servono a L’Ambiente per una certificazione SOA. Il titolare è Domenico La Corte, una persona affidabile, premiata (in silenzio) da un comune patavino per un atto di gran generosità, circa 300 dipendenti e cuore giallorosso fin dai tempi di un Bolchi di 40 anni fa.
A Palazzo Zanca non sanno come uscirne. E temono reazioni pesanti di chi vuol azzerare Stracuzzi e il suo contorno.
Nota a margine. Perché Nino Micali ha detto a Stracuzzi: “Teniamo duro fino alla partita di Agrigento?”. Già, perché? Perché opera quel Barghigiani che è inibito? L’Ambiente non intende più metterci la faccia, visto il circuito in cui opera. E non conosce certe “intraprendenze” ACR.