Si è svolta in Aula Magna, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, prof. Claudio De Vincenti, la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Aaccademico 2016/17.
“Ringrazio il Rettore e l’Università di Messina – ha detto il prof. De Vincenti – perché per un rappresentante del Governo è importante portare qui una testimonianza su quanto è stato investito nel rapporto con il mondo dell’università e della ricerca, anche se non tutti gli investimenti si sono realizzati nelle forme migliori. Ma, lo sforzo c’è stato e dovrà essere sviluppato. Da parte nostra c’è tutta la disponibilità per trovare soluzioni.
Con la legge di bilancio abbiamo stanziato 440 milioni per il 2017 e 490 per il 2018 , che riguarderanno il diritto allo studio (esonero tasse per studenti meritevoli e disagiati, borse di studio, etc.) e sostegno alla ricerca (docenti, ricercatori e Dipartimenti di eccellenza). In questo senso abbiamo segnali molto forti dall’Università di Messina, che rappresenta ormai uno degli Atenei di eccellenza nel nostro Paese.
Abbiamo colto il segnale dell’Università di Messina nel ruolo di recupero della Falce e, ancora, la proposta del Rettore, in vista del G7, di approfondire i metodi e gli strumenti per rispondere al meglio al problema della migrazione, sia nella gestione dei flussi verso l’Europa, sia in termini di sviluppo dei Paesi di provenienza.
L’esempio di Unime è importante, perché ci dice come può essere vivo il rapporto tra istituzioni, territorio e competenze scientifiche e della ricerca. In questo il capitale umano è il fattore decisivo della crescita”.
La cerimonia è stata aperta dal Coro d’Ateneo che ha intonato il Gaudeamus Igitur, subito dopo il Rettore, prof. Pietro Navarra, ha ringraziato il Sottosegretario Claudio De Vincenti per avere gentilmente accolto l’invito.
“La sua presenza in Aula Magna – ha detto – dopo la recente sottoscrizione del Patto per lo Sviluppo della Città Metropolitana alla presenza del Presidente del Consiglio, ribadisce l’importanza che il Governo del Paese assegna alle Università per la crescita del territorio.
È di tutta evidenza – ha continuato il Rettore – come lo sviluppo di una comunità non possa prescindere dal ruolo che l’Università svolge nella trasmissione dei saperi. Il nostro Ateneo, sin dalla sua fondazione, ha costituito per il suo territorio un fondamentale centro d’irradiazione della cultura e della conoscenza, attraverso il magistero dei suoi Maestri più insigni. Ma, il nostro è anche un Ateneo che nel corso degli anni ha soprattutto saputo coniugare la tradizione con l’innovazione e il cambiamento, accogliendo le sfide della modernità e puntando in maniera sempre più decisa sui giovani.
Purtroppo, però, usciti dalle aule universitarie, i nostri giovani si trovano immersi in una società che sembra non sapere fare altro che distruggere anche quanto di buono è ancora rimasto in circolazione. Una società ormai da troppo tempo impegnata in un’attività in cui il più bravo non è chi è capace di costruire qualcosa, ma chi ha l’abilità di abbattere tutto sulla base del presupposto che nulla funzioni e che ogni cosa sia da smantellare. Questo vizio nazionale Claudio Magris lo chiama autodenigrazione. Questa dilagante attitudine a deprecare di noi è indice di un’incapacità, tutta italiana, di comprendere che esiste una notevole differenza tra il riconoscimento consapevole e distaccato delle criticità e la predisposizione a considerare ogni aspetto della vita sociale, sotto una perenne lente di negatività quasi patologica”.
“Il mio intervento non vuole essere solo una rassegna delle attività svolte nell’ultimo anno – ha esordito il Direttore Generale, prof. Francesco De Domenico – bensì un’occasione per far conoscere all’esterno l’impegno ‘civile e sociale’ del nostro Ateneo nel concorrere allo sviluppo e al processo di innovazione del Paese. Il filo conduttore che ha accomunato le attività amministrative svolte in questo ultimo anno è stato il miglioramento dell’efficacia dei processi e della qualità dei servizi, nonché la loro valutazione, al fine di poter essere competitivi con le migliori realtà nazionali. Nel contesto di crescente integrazione dei mercati e di interdipendenza dei sistemi economici, l’efficienza del settore pubblico costituisce un fattore determinante del grado di competitività e delle opportunità di sviluppo delle singole economie nazionali. Non è casuale che ad un Paese competitivo corrisponda una pubblica amministrazione efficiente, in grado di conoscere i fabbisogni dei cittadini e di dare continuità alle azioni di governance per lo sviluppo del Paese”.
“I Governi che si sono succeduti negli ultimi anni – ha detto il dott. Giuseppe Mannino, rappresentante del personale tecnico amministrativo – non hanno avuto come obiettivo primario la crescita dell’Università pubblica e, in particolare, di quelle meridionali. Abbiamo subìto una costante e progressiva riduzione dei finanziamenti e, pur senza risorse, sono state varate riforme del sistema universitario che ne hanno accresciuto solo le criticità e le carenze. Come rappresentante del personale tecnico amministrativo dell’Ateneo che oggi mi onoro di rappresentare, auspico che il Governo abbia la determinazione necessaria per aumentare il finanziamento pubblico e, invertendo la rotta, puntare alla crescita delle Università”.
“In questo scenario fosco del sistema universitario nazionale – ha affermato il sig. Pierluigi Russo, rappresentante degli studenti – sono gli atenei meridionali a pagare il prezzo più alto. Infatti, il sistema formativo si declina su un’economia dualistica che segna distanze sempre più marcate tra sedi ‘dotate’, concentrate nelle regioni del Nord e atenei del Sud: le prime, potendo contare su cospicue risorse finanziarie, risultano più attrattive, le seconde invece affannosamente cercano di andare avanti a testa alta nonostante le evidenti difficoltà strutturali. Ma a mio giudizio, nell’ottica di una piena valorizzazione della pluralità delle identità territoriali e culturali, sono proprio gli atenei apparentemente più periferici che devono essere maggiormente sostenuti, perché sia mantenuta la loro attività di formazione di una futura classe dirigente responsabile, in sintonia con infrastrutture e tessuto economico locale”.
La prolusione ai corsi, sul tema “L’origine è la méta: ripensare la penisola di San Raineri per riprogettare Messina”, è stata tenuta dal prof. Nicola Aricò, ordinario di Storia dell’Architettura: “Oggi esiste un consorzio di istituzioni, tra cui la nostra Università, che ha firmato un patto per la Falce ed è pur vero che recentemente si è soppresso l’Ente Porto, che è in corso lo smantellamento dell’impianto di degassifica, che si è inaugurato un piccolo parco urbano laddove erano i Rom, che sta per essere demolito l’inceneritore, che è stato finanziato il recupero della Cittadella. È forse giunto il tempo di cominciare a credere che i nostri nipoti potranno passeggiare per la penisola di San Raineri”.