Ci volevano i Ros di Catania per consegnare alle Procure della Sicilia Orientale la clanorosa novità: i clan di Mistretta, per nulla orfani dei Rampulla, son tornati in auge. Si sono alleati con i clan del Calatino, a loro volta senza la guida dei gruppo La Rocca, con un ” ponte” con i tortoriciani degli Iblei ( Vizzini e Francofonte) e la mediazione degli ennesi di Pietraperzia. E adesso bisognerà capire se i contrasti tra cosche porterà a fatti gravi. Tutto nasce da una estorsione che la Cosa nostra si vede sfilare da Maria Rampulla, sorella di Pietro, l’artificiere della strage di Capaci. E qui entra in campo il santapaoliano Angelo Marcello Magrì, fratello del ben più noto Orazio, sanguinario esponente della cosca catanese dei Santapaola- Ercolano. I carabinieri dei Ros e il Nucleo investigativo di Catania lo hanno arrestato nei giorni scorsi nell’ambito dell‘operaziome Kronos.
Angelo Marcello Magrì, attendeva, per il 15 novembre prossimo, il pronunciamento della Corte di Cassazione su una condanna a sei anni di reclusione che gli era stata comminata dalla Corte d’appello di Catania per più episodi di estorsione, e, secondo la Dda della Procura di Catania che ha emesso il provvedimento di fermo, poi condiviso dal Gip, sussisteva «il ragionevole pericolo che si sottraesse alla cattura».
Un uomo di spessore del clan Santapaola-Ercolano che dopo l’arresto del reggente di Cosa nostra a Catania, Francesco Santapaola, nell’aprile scorso nell’ambito dell’operazione Kronos, avrebbe accresciuto ulteriormente la sua posizione di ‘prestigiò ai vertici della mafia etnea. Meglio, è quel che pensano alla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania che ha portato al fermo, per associazione mafiosa, di Angelo Marcello Magrì,.
Dalle indagini dell’operazione Kronos, tra l’altro, sono emersi contatti tra Angelo Marcello Magrì e esponenti delle mafie di Mistretta e Caltagirone per contrasti nati tra i due gruppi per la gestione di un’estorsione che spettava a Cosa nostra di Palermo e Catania e che invece Maria Rampulla, sorella di Pietro,i, avrebbe trattenuto per sé.
Con Francesco Santapaola avrebbe partecipato a un incontro con Antonio Giovanni Maranto, quest’ultimo in qualità di rappresentante di Cosa nostra palermitana, sulle “pretese avanzate dalla ‘famiglia’ etnea nei confronti di un assetto imprenditoriale proveniente dalla Sicilia Occidentale». (@Gianfranco Pensavalli)