La pagina politica è tutta concentrata sullo scontro all’interno dell’Udc, dove Giampiero D’alia, fondatore dei “Cenristi per il si” ha scelto la strada dell’ironia per rispondere a Cesa e alla sospensione: una vera novità dal momento che non era mai capitato che il segretario di un partito sospendesse il Presidente.
E intanto entra in scena Totò Cuffaro, sospettato di essere una eminenza grigia, su cui ricadono i sospetti di D’Alia sul ruolo avuto nella inattesa decisione di Cesa.
“Non so a quali mie dichiarazioni faccia riferimento il signor Salvatore Cuffaro visto che non trovo traccia di miei interventi pubblici o privati che lo contemplino. Mi spiace deluderlo ma non ho alcun interesse nei suoi confronti”. Lo afferma Gianpiero D’Alia, parlamentare di Area Popolare e fondatore dei Centristi per il Sì.
“Devo ritenere – continua D’Alia – che le sue affermazioni non siano frutto di casualità, visto che in Sicilia nulla accade per caso neanche il 2 novembre e soprattutto sembrano confermare un suo impegno politico, una vera e propria militanza. Ma questi sono affari suoi e dei suoi amici della famiglia Addams del centrodestra siciliano alla quale da ieri si è aggregato un altro poveretto da Arcinazzo”.
“Su di una cosa posso convenire con Cuffaro: La sfiga dei siciliani nella scelta dei presidenti di regione degli ultimi 15 anni almeno”, conclude l’esponente centrista.
Ma l’ex Presidente della Regione smentisce, dicendo: “Con riferimento alle parole dell’onorevole Gianpiero D’Alìa, mi preme ribadire per l’ennesima volta che non faccio, né potrei fare, politica attiva. Sono interdetto dai pubblici uffici ma non dal pensiero e dal ragionamento, dall’osservazione, dall’analisi e dal commento sui fatti della politica. D’Alìa mi cita come alla guida di una corrente e interprete di una linea politica: nulla di più falso, come sanno anche le pietre”.