di Giuseppe Loteta – Alle macabre zucche intagliate e illuminate, alle maschere e ai fantasmi di Halloween, continuo a preferire le antiche tradizioni della mia Sicilia, in alcune parti dell’isola ancora vive
La morte non terrorizzava.
Era un evento naturale senza soluzione di continuità. I familiari morti ritornavano di notte e lasciavano un loro ricordo ai bambini.
Erano dolci di martorana (la deliziosa pasta reale), variopinta e a forma di frutti, erano “scardellini” o “ossa di morto”, piccoli impasti duri, scuri, di pasta biscottata, sormontata da una parte lavorata con zucchero bianco che poteva assumere la forma di mani, di gambe, di teste umane.
La parte inferiore rappresentava la terra, la superiore le ossa dei defunti.
La mattina del 2 novembre, svegliandosi, i bambini trovavano i regali.
Era la “festa dei morti”, non di halloween, un giorno in cui i morti si ricongiungevano ai vivi.