Arriva come una bomba a deflagare la “Pax” politica di Palazzo Zanca. Il movimento che ha sostenuto il Sindaco e che è rappresentato da quattro consiglieri in Aula, dichiara apertamente la sua contrarietà alle scelte che hanno portato in Giunta assessori definiti “corpi estranei”. Un appello a fare i conti con il mandato elettorale, chiedendo ad Accorinti di “riparare agli errori prima che sia troppo tardi”.
Del resto non sono mai state “digerite” le dimissioni dell’ex assessora Panarello (soprattutto per la forma e le circostanze in cui sono avvenute) tantomeno lo “strappo” con quella parte del movimento che dal Collettivo Pinelli a Clelia Marano, da Luigi Sturniolo a Luciano Marabello, senza dimenticare Antonio Mazzeo, vittime politiche di scelte che certamente hanno impoverito la stessa esperienza di Cambiamo Messina dal Basso.
Un movimento politico adesso “maturo” per poter affrontare Renato Accorinti su un piano non personale, piuttosto sociale ed elettorale.
Ecco il testo integrale del documento, destinato a scatenare il dibattito pubblico ma soprattutto la resa dei conti interna alle aree politiche che non si riconoscono più in alcuni assessori della Giunta Accorinti.
———
«Il criterio della ‘tecnica’ al potere non è altro che un grande inganno, ed è quello che noi chiamiamo ‘tecnicismo’: la tecnica non è mai neutrale e non ci possono essere assessori tecnici. Se abbiamo ragione, il tecnicismo rischia di essere un vero e proprio ‘cavallo di Troia’. Un entusiasta renziano quale si mostra pubblicamente Eller, sostenitore convinto della piattaforma politica del Governo Nazionale, che ci fa in questa Giunta?». Così Cambiamo Messina dal Basso l’11 aprile 2016.
A distanza di pochi mesi da allora, a fronte delle competenze tecniche e dei risultati raggiunti dall’assessore Eller, un post sui social in cui lo stesso prende le distanze dal Sindaco e afferma che “Messina merita di più” non fa che confermare le nostre preoccupazioni. Intendiamoci: non crediamo che un dissenso o una critica non possano trovar spazio nella dialettica democratica. Quel post, però, non è che l’epifenomeno di una realtà che denunciamo da tempo: all’interno della Giunta Accorinti hanno fatto ingresso persone (e storie) che col percorso di questa esperienza non hanno molto a che spartire, “corpi estranei” che rendono impraticabile persino ai più convinti sostenitori un’interpretazione coerente e unitaria di questa esperienza.
Qualcuno, probabilmente Renato stesso, si era illuso che Eller avrebbe fatto un lavoro meramente tecnico: la realtà ha dimostrato non solo che anche la costruzione di un bilancio è densa di politica, perché è chiamata a scegliere in quali settori, e in quali capitoli di spesa, far passare più pesantemente la mano dell’austerity, ma che l’assessore Eller non è minimamente disposto a risparmiarci le sue idee in tema di Ponte sullo Stretto, Buona Scuola, trivelle, referendum costituzionale, privatizzazione dei servizi pubblici, e che antepone il suo primo credo, il renzianesimo, alla fedeltà alla squadra in cui ha deciso di giocare.
Tutte idee legittime, le sue, anche se non uguali alle nostre, ma perché comunicarcele da dentro questa esperienza amministrativa? Il risultato, in termini di comunicazione pubblica, è sotto gli occhi di tutti: un messaggio confusivo e contraddittorio, che a qualcuno dà l’impressione che la Giunta Accorinti sia diventata un trionfo babelico o un teatro dell’assurdo.
Da mesi ormai assistiamo ad un’escalation di egocentrismo politico, che è partita dalle immediate accuse di Eller al cattivo lavoro fatto dal precedente assessore al bilancio, è passata dall’evocazione allarmistica del dissesto, è arrivata infine alla confutazione in aula consiliare delle accuse rivolte dal Sindaco alle manovre finanziarie del Governo nazionale. Un tentativo di rappresentazione di sé come eroe infaticabile e salvatore della patria, che nella presa di distanza non solo dalle affermazioni del Sindaco su Renzi e Berlusconi, ma dal Sindaco stesso come uomo politico, ha trovato la sua massima ed ultima espressione. Ecco quindi l’immagine consegnata alla città: l’uomo messianico destinato ad essere anche la vittima sacrificale di gente refrattaria e dalla dura cervice.
Non è questa la nostra lettura delle cose. Noi abbiamo sostenuto l’esperienza di Renato Accorinti credendo fortemente in una possibilità di riscatto dalle politiche finanziarie che da decenni strangolano gli enti locali. Noi abbiamo creduto nelle parole di Renato che in campagna elettorale si diceva disposto a piantare le tende a Roma e a Bruxelles per contrastare l’austerity. Sappiamo che molte delle cose sognate durante la campagna elettorale sono andate diversamente. Con fatica apprendiamo ogni giorno che governare una comunità comporta anche l’accettazione di vincoli e responsabilità. Tuttavia riconosciamo che piccole e grandi scelte nello stesso senso di quei sogni sono state fatte e hanno un peso ed un valore. La Giunta Accorinti ha difeso i servizi pubblici, mentre il trend nazionale va verso la privatizzazione; ha sforato il vincolo del 36%, scegliendo di garantire certi servizi essenziali senza gravare troppo sulle tasche dei cittadini; ha contenuto le dismissioni del patrimonio comunale; ha chiesto a gran voce finanziamenti per le scuole e per la messa in sicurezza del territorio; ha proposto all’ANCI di estendere i piani di riequilibrio fino a 30 anni per dare respiro ai comuni strozzati dai debiti.
Tutto questo, o per alcuni ‘questo poco’, stride con la voce e l’azione di quelle “mine vaganti” che mettono in pericolo il senso stesso di questa esperienza.
Eller ed Ursino hanno il culto dei privati, Cambiamo Messina dal Basso opta per la natura pubblica di tutti i beni comuni. Eller ed Ursino hanno un rapporto di subalternità rispetto ai potentati economici e agli uomini che ne curano gli interessi, Cambiamo Messina dal Basso rivendica il diritto all’autodeterminazione di questa comunità cittadina. Tutto questo, o per alcuni ‘questo poco’, stride con la voce e l’azione di uomini che, nel caso di Eller esattamente come nel caso di Leonardo Termini, dimostrano quanto poco valga per loro il rapporto fiduciario con chi li ha scelti.
A Renato chiediamo, non il gesto sdegnoso dell’epurazione, ma l’umiltà di chi ammette i propri errori e sa ripararvi per tempo, prima che sia troppo tardi.