Tempo fa il cronista aveva segnalato alla Procura Federale del calcio il comportamento di alcuni uomini dell’entourage del settore giovanile dell’ACr Messina, il tutto in attesa delle dimissioni del responsabile del settore giovanile Buttò, puntualmente rese note in queste ore.
Dimissioni legate alla ” gestione” impropria, totalmente fuori dalle regole dei giovani che sognano un futuro da pro e indossano la maglia giallorossa. E questione di ore che un calciatore delle giovanili ha lasciato Messina. E dal web arrivano le puntualizzazioni.
Con l’accusa al presidente dell’Acr Stracuzzi di essersi circondato di collaboratori senza scrupoli.Che hanno disatteso le promesse, come gli alloggi della Foresteria allocati in una struttura donata alla chiesa di San Gabriele e detta l’Oasi. I ragazzi sono ammassati in cinque in una stanza che ne può contenere al massimo tre. Sulle condizioni precarie dell’immobile sa tutto anche l’assessore Sebastiano Pino, che vorrebbe chiudere il contenzioso con l’ACR ma poi sfugge perché teme ripercussioni penali.
Come nel caso degli abusi edilizi al “Celeste”.
Ma torniamo alla precarietà della Foresteria dell’Oasi. Ci sono stanze ammuffite dall’acqua che penetra dal solaio o dalle finestre, di una sola lavatrice per 80 ragazzi che ha funzionato tre giorni, di materassi vetusti abbandonati qui e la per i corridoi. Inoltre la mensa non ha i requisiti di igiene e di sicurezza.
I ragazzi sono andati alla prima di campionato, in trasferta, privi di kit societario (la prima squadra è andata a Catania partendo qualche ora prima del match e pranzando in città,ndr) Ragazzi che diverse volte si sono allenati nei corridoi dello stadio e che hanno dovuto fare per diverso tempo la doccia fredda. C’è gente che pur di giocare a calcio quest’anno dovrà affrontare gli esami di maturità da esterno perché a Messina non c’è il corso scolastico frequentato in precedenza.
Ma veniamo a qualche cifra: 5.000 (si cinquemila) euro di convitto per quest’anno calcistico. Vicenda che messinaora attenzionerà con puntualità (@Gianfranco Pensavalli)
