Dopo i provvedimenti del 14 settembre, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Taranto ha arrestato altre nove persone nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti e sulle presunte tangenti fra imprenditori e vertici della Marina Militare. Tra le persone coinvolte, si legge su altri canali di informazione, ci sono cinque imprenditori, un dipendente civile della Marina ed un carabiniere, Paolo Cesari che avrebbe rivelato informazioni riservate, finito ai domiciliari.
Assieme a Giovanni Di Guardo, 56 anni, comandante della base di Maricommi di Taranto è stata disposta la custodia cautelare anche per la sua compagna, Elena Corina Boicea, sui cui conti correnti sarebbero transitate le tangenti offerte dagli imprenditori per aggiudicarsi le gare d’appalto, Vitantonio Bruno, 39 anni, anche lui arrestato il 22 settembre scorso per false fatturazioni, dichiarazioni irregolari e truffa ai danni di enti pubblici. In carcere anche gli imprenditori Giovanni Perrone, Paolo Bisceglia, Piero Mirimao e Valeriano Agliata. Ebbene, Paolo Bisceglia, dato per milanese, è messinese di fatto e residenza.
Lo scorso 14 settembre, furono arrestati i vertici di Maricommi, il direttore capitano di vascello Giovanni Di Guardo, l’imprenditore e sindaco di Roccaforzata Vincenzo Pastore (si scambiavano una bustarella per pilotare una gara d’appalto) ed una donna Francesca Mola di 31 anni, tenente di vascello e collaboratrice di Di Guardo. Mazzette di 200 mila euro e un auto di lusso per aggiudicarsi un appalto da 11 milioni di euro. Questo emerse dalle intercettazioni telefoniche dalle quali sarebbero spuntate anche tracce di conti esteri.
I provvedimenti sono stati emessi dal gip Valeria Ingenito su richiesta del pm Maurizio Carbone che firmarono i provvedimenti di arresto dell’inchiesta-madre. I nove devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.
L’accusa – scrivono le fiamme gialle – è quella di far parte di una associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti di corruzione aggravata e turbativa d’asta, realizzando un cartello di imprese tra loro collegate per pilotare l’assegnazione di tutti gli appalti gestiti dalla direzione Maricommi di Taranto, estromettendo altre ditte concorrenti al fine di assicurarsi profitti per un ammontare complessivo di 4 milioni di euro. (@Gianfranco Pensavalli)