Sanità: piano di rientro anche per Papardo e Centro Neurolesi, che tagli?

La Sanità in Sicilia costa troppo. Soprattutto il personale troppo alti, poi ci sono sprechi e gestione “allegra”.  Fatti i conti, ecco 230 milioni di euro di buco ( disavanzo è meglio? ndr) creato da sei ospedali isolani, che adesso dovranno chiedere un Piano di rientro per recuperare almeno 137 milioni in tre anni e far tornare i conti a posto.

Uno tsunami  con il solito balletto di tagli  i in corsia per pazienti e operatori. Tutto cristallizzato in un decreto dell’assessore alla Salute Baldo Gucciardi che recepisce l’ultima legge di stabilità nazionale entrata in vigore a dicembre scorso e prevede “procedure per conseguire miglioramenti nella produttività e nell’efficienza degli enti del Servizio sanitario nazionale” per quelle strutture dove i costi sostenuti sono superiori al 10 per cento rispetto ai ricavi o comunque, in valore assoluto, lo scostamento è pari o superiore a 10 milioni.

L’assessorato ha passato al setaccio i conti anche delle nove aziende sanitarie territoriali. E sei ospedali su nove sono “fuori”. Il primato spetta a Palermo, con l’Arnas Civico, Villa Sofia Cervello e il Policlinico Paolo Giaccone. Al Civico, guidato da Giovanni Migliore, lo “scostamento assoluto” tra costi e ricavi è del 36 per cento e supera i 79 milioni di euro. Il rientro richiesto è di 40 milioni di euro, cifra necessaria a mantenere in equilibrio il bilancio considerando anche i finanziamenti pubblici.

Il disavanzo dell’azienda Villa Sofia-Cervello, guidata da Gervasio Venuti, è di quasi 46 milioni di euro, con uno scostamento costi-ricavi di quasi il 20 per cento. Il rientro richiesto è di oltre 32 milioni. Al Policlinico Paolo Giaccone di Palermo il manager Renato Li Donni deve fare i conti con un disallineamento di 19,3 milioni e dovrà recuperarne 13,5.

Al Papardo di Messina, diretto da Michele Vullo, c’è da recuperare 21,8 milioni rispetto a uno scostamento di 43,5 milioni. Di quasi 38 milioni di euro invece lo scostamento del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, guidato Salvatore Paolo Cantaro, che dovrà rientrare di quasi 26,5 milioni. Un po’ meno grave la situazione del del centro per neurolesi Bonino-Pulejo guidato da Angelo Aliquò (3 milioni da recuperare su cinque di scostamento).

“Le aziende – spiega l’assessore Baldo Gucciardi – hanno 90 giorni di tempo per presentare un piano di efficientamento. Bisogna eliminare gli sprechi e aggiungere qualità all’assistenza. Tra gli obiettivi la riduzione dei parti cesarei e l’abbattimento dei tempi d’attesa per interventi come quello al femore che vanno garantiti entro 48 ore dal ricovero”. E già in molti ospedali sono partite le consultazioni tra managment e operatori per elaborare una tabella di marcia che prevede “lacrime e sangue”.

Di fronte a questo quadro, c’è da chiedersi come abbiano fatto le aziende a chiudere i bilanci annuali in equilibrio. Una condizione necessaria per evitare il “licenziamento” dei manager previsto in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi economici.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it