Cosa c’entrano l’inizio ufficiale della campagna referendaria e l’assemblea per i 110 anni di attività del gruppo Salini-Impregilo? Semplice! È da quel palco che il premier ha iniziato il mercato a chi offre di più. E non può apparire una semplice coincidenza che la promessa elettorale per eccellenza, quella che crea posti di lavoro e offre finte attenzioni al Sud Italia, ossia il Ponte sullo Stretto, esca fuori proprio opportunamente all’indomani della decisione del CdM di fissare la data per il referendum costituzionale.
Centomila sarebbero le unità lavorative impiegabili per la realizzazione dell’opera secondo Matteo Renzi (in linea con quanto sempre sostenuto dall’impresa che dovrebbe dare i natali al l’eterna sospesa). “Completare il progetto per tornare ad avere una Sicilia più vicina e raggiungibile e per togliere la Calabria dal suo isolamento”, un progetto che passa da un ponte e che sarebbe la punta di diamante di quel collegamento Napoli-Palermo tanto “caro” a Delrio.
“Noi siamo pronti”, ha tuonato da Milano il capo del Governo che, rivolgendosi al manager della Impregilo ha praticamente lasciato intendere un assoluto placet del Governo. Ma non è la prima volta che il toscano si sbilancia in tal senso anche se, a suo tempo, si teneva meglio ancorato alla realtà sostenendo l’importanza primaria di completare o realizzare prima collegamenti essenziali.
Anche perché le terre a cui si parla sono proprio le due peggio messe in quanto a collegamenti, quindi l’idea di investire altri denari per una cattedrale nel deserto sarebbero cosa sgradita anche ai più strenui seguaci del Si al Ponte!
Insomma, diciamoci la verità, a fronte dei soldoni spesi per questa opera i cui lavori non sono mai ancora partiti ma che già, solo per averci pensato, ha gravato enormemente sulle tasche dei contribuenti, quanto ci deve costare sta promessa elettorale?