Nell’aria c’è ancora quel profumo di stagione calda, una sorta di primavera atto II che, secondo le previsioni meteo, potrebbe sostituire l’autunno quest’anno. In linea di massima la voglia è quella di uscire di casa e andare in giro con passeggini o bici. E cosa c’è di meglio in giornate come queste che passeggiare in un parco o in un’isola pedonale? Bè Messina non ha né l’uno né l’altro. Anzi non ha l’uno, perché l’altro spunta fuori come un fungo quando meno te l’aspetti: e così si toglie la polvere dagli arredi creati per abbellire l’isola sperimentale voluta da Cacciola dopo il suo insediamento e poi affossata da 13 “eroi” coraggiosi del consiglio comunale che “l’isola la vogliono, però”… e quel “però” ci ha lasciati orfani dell’unica chance di socialità in una città a cui mancano gli spazi da condividere. L’isola della discordia, quella delle bici fioriera ma, per l’occasione, anche quelle in movimento nel week end dedicato alla mobilità, si anima e accende.
Ebbene questo fine settimana, oltre alle transenne (scaricate da mezzi del Comune sprovvisti di assicurazione RCA) sono spuntati anche i banchetti per la raccolta firme -iniziata su Change.org)- di Messinapedonale e di diversi comitati e associazioni. Famiglie al completo, bimbi liberi di correre e giocare all’aperto e un po’ di passerella istituzionale che non guasta. Il sindaco Accorinti, insieme all’assessore Cacciola e la collega di giunta Santisi, insieme al dirigente Pizzino, hanno presenziato agli eventi dedicati alla mobilità sostenibile, in questa città che di sostenibile ha davvero poco. Si riaccendono i riflettori -periodicamente messi in stand by- su un tema che ha diviso a metà la città distinguendo tra guelfi e ghibellini nel più feroce scontro tra le parti per questa strana Messina che vuole, fortissimamente vuole, “però”…
E la differenza sta tutta lì, in quel gigantesco e pesantissimo “però” che farà pure rima con “farò” ma, ad ora, resta solo e soltanto una congiunzione avversativa nella città delle incompiute e dell’insostenibilità.
Foto by courtesy of Aldo Gatto