Arrivare in un pubblico ufficio alle 7,10 e scoprire di essere già 21^ in lista, e che le “prenotazioni” iniziano anche alle 4 del mattino, con tanto di foglio in cui inserire nome e cognome, prima di riporlo sotto una pietra dinanzi all’ingresso. Può accadere anche questo a Messina, dove una semplice visura si trasforma in una montagna da scalare, fisicamente ed emotivamente. Figurarsi se bisogna parlare con un funzionario per chiarimenti o perchè bocciano una pratica: anche se questa si fa telematicamente, occorre poi una consultazione de visu per capire cosa non è andato a buon fine.
Le immagini che vi proponiamo, realizzate da un nostro lettore, sono state girate la scorsa settimana, e rendono l’idea di quel che accade fuori dal catasto, soprattutto quando qualcuno sbaglia a iscriversi nella lista giusta (in questo caso è accaduto, ad esempio, che l’utente si è iscritto in quella delle pratiche docfa, piuttosto che in quella delle altre pratiche) e ci si accorge dell’errore poco prima dell’orario di apertura dell’ufficio, quando la conquista del “turno” si difende coi denti, gli artigli e tutto quel che può venire in mente dopo ore d’attesa.
Il paradosso è che sul sito dell’agenzia delle entrate (a cui appartiene l’ufficio), è possibile tuttora prenotare on line, scegliendo orario e giorno. Prenotazione resa inefficace dal “sistema della pietra”, che obbliga tutti comunque a rispettare una lista faidate.
Alcuni professionisti quindi, preferiscono raggiungere il molto più efficiente ufficio di Catania, dove tra l’altro, ci dicono lavori un dirigente che prima era a Messina, quando il sistema di prenotazioni pare funzionasse.
Chi ha riportato il catasto ai tempi della “pietra”? (@Pal.Ma.)