Il giudice Cettina La Torre, falliti tutti i tentativi di mediazione o composizione, ha mandato in decisione l’affare PalaGiustizia bis di Messina, inteso come mancata esecuzione di quanto deciso dal Consiglio di Giustizia Amministrativa.
E le notiziole d’agosto su accordo raggiunto e tavolo ultrafelice ministeriale? Boh. Dunque, occorre solo attendere e poi rileggere il DMML, l’ex Parco Logistico amiantato di Gazzi, il PalaGiustiziabis sul viale Europa o, come potrebbe ordinare il giudice, in via Bonino.
A mettere sul chi va là il Consiglio comunale, attraverso il presidente, era già stato il prefetto Stefano Trotta. Con due righe secche a cui allegava un articolo di Giuseppe Palomba della Gazzetta del Sud, sui rischi che Palazzo Zanca corre di dover pagare risarcimenti milionari, e quindi di dover affrontare un danno erariale nell’intricatissima storia della realizzazione del palagiustizia satellite.
Il rappresentante del Governo scriveva solo di voler trasmettere la fotocopia per utile conoscenza e le conseguenti valutazioni. Ma il messaggio era chiaro: usare molta cautela. Immediata fu la reazione di Emilia Barrile, che prendeva carta e penna e scriveva a sua volta a tutti, dal sindaco agli assessori, dai dirigenti all’avvocatura, sino al segretario generale.
In sintesi chiedeva lumi sul perché si fosse tutto impantanato, sottolineando che il persistente immobilismo della giunta poteva avere in termini di rischio di dover resistere e con probabile soccombenza ad azioni giudiziarie volte ad ottenere ingenti risarcimenti.
Il nodo da sciogliere è il perchè non si sia mai dato seguito alla delibera del consiglio comunale del 2013 ancora vigente che dava incarico all’amministrazione o di rifare la gara per la scelta degli immobili, contro la quale c’erano molti ricorsi, sulla base dei criteri di scelta che palazzo Zanca si era dato, o di annullare tutto o di ottemperare alla sentenza del Cga che aveva individuato nella Curia il vincitore perchè in possesso dei requisiti previsti dal bando per aver proposto locali idonei e immediatamente disponibili, ad oggi ancora sfitti mentre prima producevano introiti per almeno 3 milioni di euro.
Ad oggi invece l’amministrazione comunale continua a perseguire l’obiettivo di realizzare il secondo tribunale nell’area miliare del dipartimento di Medicina legale sul viale Europa. Ed ora la trepidante attesa della decisione del giudice La Torre.
Ma a Roma sanno o l’ipotesi dell’affaruccio da 100 milioni ( in cassa i milioni sono però 17,ndr) fa gola a tutti? Ah, per chi non lo sapesse da aprile scorso indaga il Gico della Guardia di Finanza. Ipotesi di traffico di influenze illecite. E, per esser chiari, il deputato pentastellato Francesco D’Uva, seppur chiamato dal padre, ex ufficiale medico, ha detto che il direttorio gli ha imposto di lasciar perdere…(@G.Pensavalli)